CULTURA ELITE
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Ritengo che oggi la narrazione
fantastica possa costituire oggi uno degli elementi più innovativi delle
attuali poetiche di contaminazione futurista: transumanista e
transfuturista. Queste amano vivere anche in scritti e immagini di Robot invisibili,
volendo volare liricamente fra visionarietà e realtà quotidiana. Ciò
accade anche nei testi di attraversamento fantascientifico degli autori
dell’antologia Noi robot, a cura di Roby Guerra (Asino Rosso,
e-book, 2019). Il titolo s’ispira liberamente al maestro di fantascienza
Isaac Asimov, di cui cade nel 2020 il centenario di nascita. Il suo
celebre libro Io, Robot (1950) è una raccolta di racconti che
ha come protagonisti i robot positronici (termine che lo scrittore
russo-americano affibbiò alle sue macchine fantastiche, avendo preso a
prestito dalle particelle scoperte dal fisico Paul Dirac). I robot
umanoidi, alias androidi o replicanti, raggiungono la celebrazione nel
1982 con il film Blade Runner e attraverso le produzioni CyberPunk.
A tutto ciò fanno riferimento i
futuribili italiani nel loro omaggio alla nuova era robotica. In questa
macchina immaginaria “entra”, sempre di più, la dimensione
erotica-sessuale, anche come narrazione (letteraria e video-filmica).
Nell’ipotesi di un Porno-Futurismo virtuale Roby Guerra
intravede la possibile creazione di un archetipo di “oscena bambola” che
congiunge, attraversando i tempi, l’autrice del manifesto futurista
della Lussuria (1913) Valentine de Saint Point (mia ispiratrice di
fanta-narrazione) con Moana (Pozzi), sua possibile erede.