FERRARA. Dopo Pulsional Gender Art (Avanguardia 21, Roma), indagine sulle avanguardie contemporanee, dove il futurista ferrarese Roberto Guerra (che pubblica per Armando editore e cura il Laboratorio di letteratura futurista) è stato evidenziato fra i promotori principali italiani del postfuturismo attuale, Vitaldo Conte, scrittore e storico d’arte, ha appena edito Pulsional Trans Art per la Gepas. Un volume complementare quasi biografico e con tanti contributi critici. Tra essi anche i netfuturisti come il ferrarese Roberto Guerra con due interventi: un’intervista a Conte e una recensione all’opera intellettuale di quest’ultimo, mirata sulla reinvenzione futurdada di Conte stesso. Nel volume citazione della Nuova Ferrara, estratto da un articolo su Pulsional Gender della primavera scorsa. Trans Art sarà corso di studio all’Accademia delle Belle arti di Catania nel 2012/2013. la Nuova Ferrara *cartaceo e ebook
Roberto Guerra, futuristicamente “Roby”, patito di cibernetica, gestore di
diversi blog, autore di non-so-quante pubblicazioni di vario genere letterario,
tra cartaceo ed e-book, con questa sua ultima fatica (si fa per dire perché
scommetto che per lui dev’essersi trattato, se non d’un divertimento, senz’altro
d’un piacere) ha voluto porre in chiaro una volta tanto quella che magari per
taluni potrebbe essere stata, fino a che non abbiano letto il libro, la
fantomatica esperienza del post-futurismo. Ora, e sia ben chiaro anche a questi
scettici, finalmente è stato innalzato lo stendardo-manifesto che indica
l’effettiva, attiva, nutritissima schiera dei dichiarati
neofuturisti. Nella
sostanza è stato sottolineato l’aspetto di novità che, prolungando di fatto, ed
imprevedibilmente, la vita al futurismo, dopo averlo fatto risorgere dalle sue
ceneri, è propositivo di nuove contestuali energie, tali da darne una sinergica
spinta verso un ben lontano orizzonte, che, a guardarlo con occhi di lince,
sembrerebbe, piuttosto che precario, in continua crescita, con aperture sempre
più interessanti e sempre più incentrate nell’epoca in cui viviamo. Non per
niente gli sviluppi teorici del neofuturismo vengono colti dalle due
fervide menti dei massmediologi e sociologi canadesi Marshall McLuhan e Derrick
De Kerckhove. Come non evidenziare il fatto che, vista la cittadinanza ferrarese
dell’autore, è stata data continuità ad una tendenza artistica d’analoga
provenienza geografica. Con l’unica differenza d’un leggero sconfinamento: se,
al suo nascere s’era diffusa in area romagnola, adesso, nella sua proclamata
rifondazione, si può dire che sia divenuta emiliano-romagnola. Ma sia doveroso
sapere che Roby Guerra non è da oggi, e neppure da ieri, ma da una vita che
crede alla persuasiva impronta del neofuturismo. Questa volta, proprio in
forza dell’onnipotenza informatica (quella vertiginosa, calamitante sirena del
web), il neofuturismo sembrerebbe, anche dal punto di vista geografico,
in espansione verso orizzonti via via più ampi, sempre più assorbente. Perciò
attenzione! la rinnovata storia del futurismo, a lungo andare, potrebbe essere
destinata a fare tabula rasa d’ogni altra forma d’organizzazione o di corrente
artistica. Del futurismo d’inizio Novecento rimane ben poca cosa, quando imperversava
come entità d’incongruo, infruttuoso, astruso e persino disumanizzato pensiero.
Certamente oggi ne rimane inalterato il fondamento, la smania di ricercare nuove
più originali estetiche, d’impatto, sia nell’arte in generale sia soprattutto
nella poesia, arte-madre, idea artistica per eccellenza. A partire dal secondo Novecento, e non prima, un’intonsa verve artistica nata
da una costola di quella matrice del primo Novecento ha incominciato a rifarsi
espressione molto chiara ed esplicita. Oggi come oggi che l’arte nasce come cosa
manifesta, nitidamente sgravata dall’artista e subito adottata, recepita, dal
suo fruitore, non è più un fastoso moto ludico soprattutto di nonsense ad
imporsi; e nemmeno, peggio ancora, certa follia estetica. E se la scienza e la
tecnologia ne costituiscono ancora il trampolino di lancio dell’estro
ispiratore, lo sono in quanto massivamente, ineludibilmente legate al progresso
della società. In quanto tali affiancano la vicenda umana cercando di renderla
poietica aspirazione scevra da tiranniche imposizioni. Ecco perché
quest’incipiente, dilagante nuova frontiera del futurismo del Duemila è
portatrice d’ulteriori modelli poetici, i più variegati. Andando nel particolare, tra di essi si sta facendo strada, quasi in
parallelo, un nobile concetto “cosmologico”. Preciso subito che non sto parlando
di Poesia Cosmica, bensì dell’idea lata che ne ispira una più annacquata
riflessione. Orbene, tale concetto anelante al cosmo, nell’atto della sua
adozione, sa rendere essenziale il minimo particolare, ogni microscopico
dettaglio col quale s’intenda fare arte e/o fare poesia. Si parla d’un processo
d’essenzializzazione dell’insignificante. Secondo l’ordine sistematico di questo apprezzato libro, con cui Roby Guerra
conduce nel percorso futurista, emergono i multiformi aspetti della correlativa
neotendenza: Futurismo Renaissance; Futurismo Rosso Trevi; Tempi Postumani;
Neofuturisti Transumanisti; Net Futuristi del web; Fantascienza Connettivista;
Futurismo Postcontemporaneo; Futurismo Robot; Neopostavanguardia; Poesia Logica;
Urfuturisti; Avanguardia senza “ismi”; Cibernetica Virtuosa; Nuovo Futuro
Postpop. È evidente come buona parte delle contemporanee avanguardie ne
costituiscano un unisono, compatto mosaico. Ed in corrispondenza di tante fonti ispiratrici d’un ripescato futurismo vi
sono anche, consequenzialmente, altrettanti ideatori, nonché conduttori, delle
matrici di pertinenza, che, ancora una volta, con serietà cognitiva, il nostro
Roby, non solo nomina, ma intervista (cfr. pp. 56-92), ricavandone le
motivazioni e le esigenze inerenti ogni singolo movimento in seno all’infinito
amnio del neofuturismo. Vediamoli questi acuti, perspicaci precursori:
Enzo Benedetto, Antonio Fiore, Alessandro Amaducci, Sandro Battisti, Riccardo
Campa, Graziano Cecchini, Dj Afghan, Sandro Giovannini, Filippo Landini,
Emmanuele Pilia, Riccardo Roversi, Antonio Saccoccio, Ugo Spezza, Rémi Sussan,
Vitaliano Teti, Stefano Vaj. Nel chiudere la parentesi critica circa questa benvenuta opera, mi si lasci
porre una domanda – che non troverà, qui, in questo ideale luogo dello scrivere,
alcuna risposta, ma che penso possa comunque aprirsi un potenziale varco –,
domanda che peraltro sottolinea un’irrisolta osservazione. E cioè: come mai, tra
una moltitudine di nomi di protagonisti in un tale oceano di redivivi futuristi,
tutti al maschile, non ce n’è uno solo al femminile? Detto ciò, lascio la palla
rimbalzare al suo destino ed altro non resta che fare gli onori al merito
all’autore di questo cruciale nonché epocale supermanifesto. *by LITERARY MAGAZINE PADOVA/EMILIO DIEDO