“La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce; non pensa a sé, non si chiede se la si veda oppure no… Eppure rosa – rosa rossa, soprattutto – è anche figura incendiaria della lussuria… Conte/Vitaldix danza così con la rosa rossa, in un turbinio senza fine. Fra scrittura, performance, mondo della vita”.
– “La Lussuria è la ricerca
carnale dell’ignoto”. Eros & Futurismo –: testo di Luca
Siniscalco su ‘Pangea.news’, a proposito del mio e-book ‘Dioniso
Legami (Tiemme Edizioni Digitali) con contributo di R. Guerra:
All’approfondimento di questa dimensione intima della rosa rossa come essenza di un’inattuale metafisica erotica è dedicata la più recente pubblicazione dell’artista, studioso e docente Vitaldo Conte: Dioniso Legami. Lussuria futurista (ebook TED, 2020). Nella prosa strabordante e dissipativa di Conte si sovrappongono sincreticamente alcuni elementi imprevisti di una metafisica dell’Eros che, nelle parole poetiche del saggio, attraversano, fra le altre, le figure di Valentine de Saint-Point (l’autrice del Manifesto futurista della Lussuria, del 1913), Marinetti, la Valentina di Guido Crepax, il marchese de Sade e il mago Aleister Crowley.
Senza dimenticare il futurista Italo Tavolato, il quale, proprio partendo dagli scritti della Saint-Point, dedica pagine radicali e provocatorie al tema del sesso, tanto ad affermare: “Sessualità è relazione vitale di tutto il nostro essere con l’universo. La relazione felice ci rende elastici e forti; la capacità di esprimerla ci rende artisti” (Contro la morale sessuale, 1913). La rosa rossa costituisce il file (ça va sans dire) rouge di queste biografie/opere intrise di arte/vita, al di là di ogni possibile dicotomia fra carnalità e spiritualità, realtà e immaginazione, vita materiale e letteraria. I confini sfumano nel dominio onirico della rosa rossa.
Al punto che Roberto Guerra, scrittore e poeta futurista, rileva nel suo contributo (inserito anch’esso in Dioniso Legami) l’affinità sotterranea eppure profonda fra l’archetipo erotico-desiderante approfondito da Conte e la figura mitografica di Moana Pozzi, “una futuristica precorritrice, come una Vestale o Sibilla ma dionisiaca, come una Geisha ma occidentale, la stessa innocenza provocatoria di memoria dannunziana…”.