giovedì 9 dicembre 2021
Les Robots des 7 Ans (La Revolte des Chutes, Paris, 1992) I nostri libri story (7)
domenica 5 dicembre 2021
VITALDO CONTE: PULSIONAL GENDER ART (DIECI ANNI DOPO)
Attraversando interviste di ROBY GUERRA
Il libro è oggetto di recensioni e interviste. Fra quest'ultime quelle di Roby Guerra sul pensiero di Avanguardia e sul PornoFuturismo come Fantastico (estensibile al mio avatar Vitaldix).
L'avanguardia, al di là di ogni sua possibile espressione, è sempre e comunque predisposta a porsi verso un presente che si proietta nel suo oltre, che può costituire la sua ipotesi di prossimo futuro. Senza questa ipotesi l'avanguardia non può scrivere "manifesti" di pulsione creativa. L'estremo dell'avanguardia può essere anche quello di costituirsi – come talvolta accade oggi – interiormente avanguardia, senza esprimere necessariamente qualcosa.
D- Conte: poesia verso o contro le stelle?
Le stelle, con i loro molteplici percorsi, sono state sempre "bussola" per poeti e avventurieri dell'anima. Qualcuno ha detto che la via più breve tra due punti passa sempre per le stelle...
La poesia come azione può volare "angelica" verso le stelle e le sue voci. Ma può rivoltarsi "demoniaca" verso le stesse, con arroganza prometeica che fa divenire bella anche la sua sublime sconfitta.
D- Conte: Pulsional Gender Art... Indizi?
Questo libro "in uscita" (Avanguardia 21) ha una propria anima-esistenza che può distaccarsi dal suo autore. "Si apre" a emergenze pulsionali di Arte-Vita: le poetiche del corpo estremo "di-segnato" dal sangue, dalle violazioni e mutazioni, dalle maschere e scritture (visive, sonore); il Futurismo e il Dada italiano con i loro dintorni (storici, odierni); il "cavalcare la tigre" oggi tra business, rovine, echi post-moderni, hacher. Il filo-corpo rosso della pulsione-coscienza come arte fa "con-vivere", in un viaggio testuale/immaginale, memorie di mistica-desiderio, espressioni "calde" di avanguardie e attualità. Le ultime poetiche "vivono" anche in Festa-Arte, in ritualità quotidiane, in manifesti e maschere virtuali, forse anche in queste parole con cui ti rispondo come "indizi" di Pulsional Gender Art...
'Nuova Oggettività' (blog), 15 novembre 2011
Una lingua futurista è naturalmente porno quando trabocca nel suo eccesso orgonico ai bordi della macchina tecnica e della parola in libertà... come corpo e net-revolution...
D- Zoom streaptease delle femme gender e post-gender protagoniste?
Lo zoom steaptease come fissazione del frammento feticistico (parola immagine suono) attraversa, con l'orgone della voluttà, la femme gender ma anche protagoniste post-gender... spogliando il sex dall'essere sempre gender...
D- Vitaldix, chi non... è?
Vitaldix non è chi non riesce a concepire se stesso come un multiplo di desiderio...
'L'asino rosso' (giornale on line Ferrara); 'Nuova Oggettività' (blog); 2 marzo 2012
giovedì 25 novembre 2021
Roby Guerra, Il Futuro del Villaggio (1991, Liberty House) I nostri Libri story (6)
Il futuro del villaggio. Ferrara, città d'arte del 2000 è un libro di Guerra Roberto pubblicato da Liberty House , con argomento Ferrara-Arte www.unilibro.it |
giovedì 18 novembre 2021
Futurismo e Moda: Le sciarpe Guerrazzi di Sylvia Forty
La moda futurista fu fin dai gilet di Balla e i vestiti antineutrali, Depero e Volt, una delle principali intuizioni futuribili dell'avanguardia di Marinetti. Da tempo la stessa celebre Laura Biagiotti (oggi gli eredi) si ispiro al futurismo, il tentativo di elevare a arte una dinamica di costume affascinante fin dalle origini, almeno nella modernità, ma contaminata da superficialità e velleitarismi...
Anche "oggi", qualche neofuturista segue la matrice futurista: su vari siti-shopping specializzati:
SUBITO.IT:
KIJIJI.IT:
in vendita, e sempre con sguardo critico contro certa moda troppo convenzionale e pseudoavanguardistica: 2 SCIARPE FUTURISTE GUERRAZZI, a cura della poetessa cosmica e esperta in gossip al quadrato Sylvia Forty, autrice di Biancaneve a New York, Biancaneve su Marte e varie antologie di spicco. SCIARPE futuriste infatti minimaliste pop, essenzialiste, misto lana con civettuole frange, m 1.70 circa, di speciale dinamismo concreto e mentale. Intenzionalmente imperfette (Futurdocet). Firmate Guerrazzi, noto ancora recentemente anche ai media nazionali e controculturale: si veda Il Pensiero del Terzo Millennio eccentrico e armato del taser futurista:
Infine a suo tempo intervistato proprio sulla moda futurista e L. Biagiotti:
https://www.ferraraitalia.it/laura-biagiotti-roby-guerra-e-la-moda-futurista-27837.html
Stefania Romito interview, per l'ultimo libro perturbante, Delyrio
D- Stefania, un poco a sorpresa, in questo periodo, varie performance...per il precedente Il Buio dell'Alba, ecco un nuovo libro, dal titolo archetipico, sull'Amore come Estasi e Persino Delirio...
Sì, è vero… Delyrio (edito da La Bussola - Gruppo Aracne Editore) non solo è uscito in un momento molto fervido per me da un punto di vista professionale, ma è anche nato all'improvviso chiedendo con forza di "venire al mondo". Questo romanzo ha costituito una sfida letteraria. Per la prima volta ho cercato di penetrare negli abissi più profonti della psicologia maschile al fine di rinvenirne i segreti più reconditi. Un lavoro di gran lunga differente da Il buio dell'alba in cui ricopro il ruolo di narratore onnisciente eterodiegetico. Ruolo che richiede uno sguardo distaccato. Ne Il buio dell'alba è il mistero che si impone insieme al rimando tragico della vicenda storica legata alla strage dei Valdesi che avvenne a Montalto nel 1561. In Delyrio, invece, il narratore è omodiegetico e scandaglia il sentimento di amore vissuto come estasi ma anche come maledizione. Una discesa nei misteri più angoscianti del sentimento d'amore, tra tormenti d'anima ed estatiche risalite. Una ascesa verso l'apogeo di una passione vissuta come ambita beatitudine ma anche come dannazione eterna.
D- Stefania, l'Eros come demone, come da sempre, come un universo parallelo che all'improvviso attraversa il nostro Newtoniano, riformulando il nostro Cosmo interiore, anche quotidiano e sociale?
Non esiste sentimento più potente dell'amore per indurci ad annullare tutte le nostre difese. Per dirla come il grande Cesare Pavese «L'amore ha la virtù di denudare non i due amanti l'uno di fronte all'altro, ma ciascuno dei due davanti a sé». E ancora parafrasando il poeta della Langhe: «Tu sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza».
Pavese aveva compreso perfettamente (perché vissuto sulla sua pelle), il potere destabilizzante dell'amore cercando di analizzare nelle sue liriche cosa trasforma un sentimento sublime in una vera e propria ossessione. È più o meno l'operazione che ho tentato di fare in Delyrio in cui, attraverso un monologo interiore, il protagonista non fa che interrogarsi su questo quesito nel vano tentativo di dominare un qualcosa di irrefrenabile. In questo flusso di coscienza, in cui si immerge, fa appello alla razionalità come unico appiglio al quale aggrapparsi per salvare se stesso e recuperare la propria dignità.
D- Stefania, dal Noir femminile e anche sensuale, al Noir più diversamente filosofico?
La filosofia è alla base della nostra esistenza. Quello strumento che ci consente di analizzarci ed esaminare ciò che ci circonda. Se si vuole vedere la luce bisogna uscire dalla caverna platoniana. Sotto certi aspetti Delyrio potrebbe essere considerato un "noir filosofico". Di certo l'introspezione e l'indagine psicologica conducono a una analisi del sé che rimanda ai grandi temi legati alla nostra esistenza. In questa conflittualità interiore domina incontrastata la figura femminile di Alyssa, la dea divina e selvaggia che affonda i suoi artigli nell'anima del protagonista. Una figura evanescente, che entra ed esce dalla realtà come un'onda che si infinita in un movimento perpetuo tra l'andare e il venire. Una figura misteriosa che a volte assume le sembianze della Beatrice dantesca e a volte quelle della Fiammetta boccacciana. La donna-sogno che incarna il ruolo di amore "proibito", eternamente vagheggiato. Finzione o realtà? Spetta al lettore individuare quel labile confine che separa queste due dimensioni. Avviso, però, che non sarà affatto semplice.
Anteprima libro: https://www.labussolaedizioni.it/anteprime/9791280317896.pdf
Link di acquisto: https://www.labussolaedizioni.it/it/pubblicazioni/delyrio-stefania-romito-9791280317896.html
sabato 13 novembre 2021
Lockdown in futuro per i Cambiamenti Climatici?
GLASGOW, 10 NOVEMBRE – Delusi e indispettiti dall'andamento dei lavori della COP26 in corso a Glasgow Greta Thunberg e altri giovani attivisti hanno predisposto una petizione legale destinata all'Onu per chiedere al segretario generale, Antonio Guterres, di dichiarare formalmente il problema del surriscaldamento globale "emergenza climatica sistemica". www.onuitalia.com |
FUTURVAX
martedì 2 novembre 2021
G 20 a Roma? Draghi come il Re Sole... by Corriere Puglia Lucania
venerdì 29 ottobre 2021
Stefano Vaj: intervista per "I Sentieri della Tecnica. SPIRITO FAUSTIANO, TRANSUMANISMO, FUTURISMO" (2021)
D- Vaj, un tuo nuovo libro sulla Tecnica e/o tecnologia da sguardi futuristi e transumanisti, quasi un download inedito... della tua ricerca pluridecennale?
Proprio così. Nel corso della mia vita ho scritto di vari argomenti, per esempio di filosofia del diritto, di movimento delle idee, di identità, di politica internazionale, etc. Ma il filo conduttore - ora più evidente, ora in forma più carsica - della mia riflessione ha sempre riguardato la questione di cosa davvero siamo e cosa vogliamo diventare, di un divenire accettato e auspicato come tale, e delle tecniche che possono consentirci di mirare a grandi obbiettivi collettivi inerenti al fatto di cambiare noi stessi e il mondo nelle direzioni preferite.
Tra queste tecniche naturalmente la tecnologia in senso stretto, almeno dalla rivoluzione neolitica in poi, occupa il primo posto. E lo occupa doppiamente per quella cultura europea, "faustiana" la chiama non a caso Spengler, con cui mi identifico e la cui connotazione in questo senso non risale del resto alla fine del medioevo ma è ben più radicata, come illustra La rivoluzione dimenticata di Lucio Russo. Vengono perciò in conto un mucchio di sviluppi, o magari mancati sviluppi, in termini strettamente tecnoscientifici, e mi sono occupato anche di questi, per esempio in Biopolitica. Il nuovo paradigma (oggi interamente online a http://www.biopolitica.it); ma non è cambiato nulla dall'epoca di Marinetti su ciò che possiamo e dobbiamo pensarne, a seconda di alcune opzioni ideologiche fondamentali che riguardano la nostra visione del mondo, dell'uomo e della storia.
Così, mi sorprendo quasi io stesso di quanto diventino sempre più attuali conclusioni che al riguardo mi sono trovato talora a tirare già dieci o vent'anni fa o più, del resto sull'onda di una prospettiva postumanista le cui radici sono ormai più che secolari. E il risultato complessivo che è quanto il mio nuovo libro spero contribuisca a disegnare è un quadro in cui tali conclusioni si sono fatte via via più cogenti, anche in rapporto ad un'evoluzione del dibattito generale in cui alcune scelte ideologiche sempre più si chiariscono, si raffinano, e si fanno più radicali. Cosa che è avvenuta e sta avvenendo sia dal lato futurista, transumanista, prometeico, etc., che dal lato neoluddita, primitivista, decrescentista, epimeteico. Non si tratta qui infatti di convertire qualcuno, ma di evidenziare le implicazioni profonde delle rispettive prese di posizione, al di là di occasionali convergenze su questioni di fatto, che restano indubbiamente possibili anche per chi aderisca a prospettive diametralmente opposte e che nulla impedisce di sfruttare. Ma possibilmente senza attenuare la consapevolezza del relativo spartiacque, e la propria mobilitazione, se non altro intellettuale, in quella che è ragionevole definire una "guerra culturale" decisiva per il futuro della nostra specie e delle nostre rispettive comunità di appartenenza. Indipendentemente dal fatto che di volta in volta il mio libro prenda in esame la questione dal lato delle tecnologie reprogenetiche o della esplorazione spaziale, della intelligenza artificiale o della crionica, della difesa e sviluppo della biodiversità o della politica industriale.
D- La prefazione è del celebre cosmista e futurista Giulio Prisco....
Giulio Prisco, amico e cofondatore con Riccardo Campa e con me dell'Associazione Italiana Transumanisti, di cui è oggi presidente, è un'icona nel mondo del transumanismo internazionale, in cui ha per decenni animato innumerevoli iniziative, correnti, gruppi di interesse monotematici e settoriali, etc., e cui ha contribuito immensamente soprattutto dal lato dell'informazione e della condivisione. Il vivo interesse che la sua affettuosa prefazione mi dimostra una volta di più è per me motivo di orgoglio e soddisfazione, anche perché sancisce una volta di più la convergenza e al tempo stesso ricchezza di un mondo che si compone di mille rivoli e contributi diversificati non solo per provenienza ideologica ma formazione personale. Giuridica, filosofica e polemica la mia, laddove Giulio, ex manager dell'Agenzia Spaziale Europea, è un ingegnere, un tecnologo e un informatico, non senza un pendant "misticheggiante" che nel nostro secolo spesso caratterizza paradossalmente molti intellettuali con una educazione STEM. Ancora, con un approccio che parte dal transumanismo "wet" per ciò che mi concerne, e che invece trova in lui ad esempio un eloquente, documentatissimo ed accorato avvocato dello sviluppo dei programmi spaziali, come dimostra il suo recente, prezioso testo in materia di Futurist Spaceflight Meditations. Per cui, una volta di più, anche I sentieri della tecnica è un libro virtualmente dedicato non solo a chi magari ha i miei stessi gusti ed interessi di partenza e vuole conoscerne l'applicazione agli argomenti trattati nel libro, ma anche a Giulio Prisco e a tutti gli amici e compagni di strada del movimento futurista e transumanista italiano e internazionale, da Stefan Sorgner a Max More, al cui dibattito interno mira a fornire un contributo originale e fortemente caratterizzato.
D- Postvirus, la ricerca transumanista è più difficile? Lo stato delle cose attualmente, su questa utopia futuribile e come vedi il suo divenire a breve termine?
Sicuramente la pandemia di Covid19, in correlazione anche con ipotesi più o meno complottiste su una sua possibile origine artificiale, dolosa o colposa che sia, ha contribuito alla ulteriore diffusione planetaria delle paranoie in materia di biotecnologia e dell'ossessione per il cosiddetto Principio di Precauzione. Cosa paradossale, perché se c'è una una cosa la pandemia ha dimostrato è la fragilità complessiva della nostra società anche rispetto a minacce con un basso o bassissimo indice di pericolosità, e la lentezza con cui la scienza e l'industria biomediche e farmacologiche sono oggi in grado di reagire. Ciò parte per i ritardi culturali e gli investimenti insufficienti nel campo della ricerca fondamentale, parte appunto per l'eccessiva ossessione per la sicurezza che contribuisce ulteriormente a rallentarne la risposta, specie dove più strette sono le maglie della regolamentazione occidentale. In questo è interessante notare come il problema sia apparso almeno marginalmente meno pronunciato, e le prime risposte siano state date, là dove, come nella Federazione Russa o a Cuba, il "decisionismo" locale abbia comunque in parte supplito alla delusione nelle aspettative messianiche in una immediata risposta del mercato - un tipo di mercato d'altronde che anche in questa occasione si è nutrito di monopoli garantiti, di connivenze pubbliche, di interessi politici…
Anche qui, d'altronde, la nostra capacità di limitare i danni di sviluppi indesiderati ed indesiderabili, non importa se antropici o "naturali", inevitabilmente dipende da un "di più" di conoscenza e capacità tecnica, non da una loro limitazione che tende al contrario a lasciarci potenzialmente inermi. Un laboratorio di ricerca sui virus indubbiamente gestisce un'attività molto pericolosa, ma le identiche conoscenze che possono essere messe a frutto per programmi di guerra batteriologica sono le stesse che sole possono consentirci una migliore difesa non solo da attacchi deliberati di questo tipo, ma altresì da incidenti foss'anche del tutto indipendenti da qualsiasi volontà o responsabilità umana che il mondo contemporaneo, - per esempio con l'intensità globale, prima ancora che globalista, dei viaggi e degli scambi - certo amplifica ed accelera a dismisura. Cosa che chiama ad un principio opposto che Max More o Steve Fuller chiamano, come nell'omonimo libro del secondo, The Proactionary Imperative.
Infine, per quanto da un punto di vista transumanista la virtualizzazione - che può consistere anche in un simulacro consolatorio di ciò non sappiamo ancora, o non vogliamo, più fare - sia un fenomeno ambiguo, di sicuro il mondo della pandemia ha accelerato processi di trasformazione nelle comunicazioni, nell'economia, e nella formazione, generalizzando ancor di più la pervasività delle tecnologie ICT, in ambito aziendale come privato, e contribuendo a rimettere in discussione modelli produttivi od educativi che appaiono oggi dipendere da un'inerzia socioculturale che da una perdurante funzionalità.qqIl che si combina in modi imprevedibili con il trend trasversale ad una crescente automazione il cui impatto sociale è ben analizzato da Riccardo Campa in La società degli automi.
Non che le enormi risorse distrutte o dirottate a seguito della pandemia, specie in zone ed economie già vulnerabili o declinanti come l'Italia, favoriscano però né a livello di singola organizzazione né a livello di sistema gli investimenti a lungo termine ed alto rischio normalmente richiesti per l'avverarsi di breakthrough tecnoscientifici o la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali… Rispetto all'aggravarsi di questo problema il mio ultimo libro abbozza una riflessione proprio su come rispetto a difficoltà economiche e politiche strutturali che il presentarsi di "cigni neri" fa esplodere in tutta la loro evidenza l'unica possibile soluzione sia di tipo culturale, nel senso antropologico e profondo del termine, che a sua volta può essere preparata solo da un'azione "culturale", nel senso invece metapolitico, artistico, divulgativo, mitopoietico della parola, quale quella esemplarmente promossa dal Futurismo storico italiano con messaggi che conservano intera la loro vitalità.
D- L'ecologismo non scientifico sembra oggi dominante, una ennesima resistenza al futuro desiderante possibile?
Del tutto indipendentemente dalla fondatezza o meno delle preoccupazioni soggiacenti, la narrativa ecologista attuale resta largamente strumentale all'accettazione popolare più o meno rassegnata di una essenziale stagnazione tecnoeconomica, di ideali decrescentisti, e specie in Italia di un oggettivo impoverimento della popolazione, aggravato dal declino dei servizi sociali. Il tutto naturalmente in vista non solo di pregiudizi ideologici, ma di interessi privati e di politico-economici che pur riguardando in primo luogo settori precisi all'interno del sistema attuale in certa misura lo coinvolgono interamente.
Del resto, malgrado il perdurare di un vocabolario "verde", l'ecologismo viene oggi declinato essenzialmente solo sotto il profilo del contrasto al riscaldamento del pianeta, per altro addebitato a fattori, come la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, per definizione non inquinanti, e semmai favorevoli all'espansione della biomassa vegetale sul pianeta. Al riguardo poi le uniche misure che siano prese in considerazione sono quelle che comportano una riduzione vera o presunta nel rilascio umano di gas serra nell'atmosfera, le loro conseguenze ambientali per altri versi - per esempio, la tossicità delle sostanze impiegate nelle tecnologie correlate o l'ovvio impatto ambientale e paesaggistico di centrali solari od eoliche su larga scala - venendo ridotte a preoccupazione secondaria. Laddove un approccio scientifico e politico in senso alto, anziché propagandistico e "religioso", al problema richiederebbe una distinta considerazione di numerose questioni, concettualmente del tutto distinte, e meno "universali" di quanto si possa ritenere - benché paesi concepibilmente favoriti dal fenomeno, come la Scandinavia o il Canada, appaiano paradossalmente in prima linea nel relativo movimento.
Di converso, se è vero quanto sostenevano nel 1989 fonti ufficiali ONU, ovvero che la finestra per incidere sul clima del pianeta attraverso la riduzione delle emissioni si sarebbe chiusa nel 2000, per vari fenomeni di feedback positivo generati dal surriscaldamento, come il mutamento nell'albedo del pianeta, la priorità suddetta comporterebbe a logica un massiccio riorientamento delle risorse innanzitutto verso progetti di geoengineering. In particolare, come ricorda anche Rubbia in un famoso video, molti esperti attribuiscono il "ritardato" riscaldamento del pianeta all'inizio del nuovo secolo… al pulviscolo liberato dall'industria cinese, ovvero ad un fattore altrettanto umano quanto il rilascio dei gas ad effetto serra, ma di effetto opposto. Ed esistono numerose ipotesi di lavoro relative a progetti su larga scala volti al deliberato raffreddamento del pianeta, che non sono mai passati dai paper scientifici al dibattito pubblico, ai media o alle politiche nazionali semplicemente perché qualsiasi intervento che aumenti, anziché diminuire, la nostra impronta ecologica viene giudicato ideologicamente inaccettabile a priori.
Secondariamente, e in alternativa, è possibile che molte delle enormi risorse investite nella conversione ad una economia suppostamente "green" genererebbero maggiori e più sicuri ritorni ove utilizzate per adattarsi al mutamento climatico, anziché unicamente per combatterlo, a partire ad esempio dalle politiche e tecnologie in materia di risorse utili trarre i possibili vantaggi o almeno limitare i danni insiti nel mutamento climatico, dalla modifica delle varietà vegetali utilizzati ad un loro possibile utilizzo a latitudini e altitudini più alte che il riscaldamento stesso sarebbe destinato a rendere possibile, o ad un miglior utilizzo di mari ed oceani che coprono comunque già i due terzi del pianeta, e il cui ambiente al momento resta addirittura largamente inesplorato. Obbiettivi che conserverebbero un ovvio significato anche nel caso di un riscaldamento globale non antropico, o comunque per qualsiasi ragione non utilmente controllabile da parte nostra.
Nondimeno, anche la tendenza in discussione presenta innegabilmente aspetti positivi da un punto di vista transumanista, rappresentando pur sempre una spinta verso l'esplorazione di tecnologie aggiuntive ed alternative, e verso una maggiore efficienza energetica di quelle che già utilizziamo, in un processo ben messo in luce da Ramez Naam in The Infinite Resource: The Power of Ideas on a Finite Planet, e che sottolinea come lo sviluppo sin qui conseguito non è dipeso dall'utilizzo di risorse improbabilmente "rinnovabili" o "sostenibili", ma dal ricorso a risorse sempre nuove.
Più in generale e soprattutto ci ricorda la necessità ormai ineluttabile di una crescente "presa in carico" da parte dell'uomo dell'ambiente in cui vive, attraverso decisioni che non possono essere lasciate a impersonali meccanismi economici e giuridici come sarebbe idealmente auspicabile nei sogni umanisti del sistema occidentale.
Ecco la Delta Plus secondo copione mainstream by Corriere Nazionale
di Roby Guerra. La fonte è fin troppo autorevole (Pregliasco) vedi https://www.money.it/variante-delta-plus-pregliasco-allarme-nuove-chiusure-lockdown-italia-contagi ... www.corrierenazionale.net |