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martedì 4 marzo 2014

Literary recensione di Gramsci e il 2000

Gramsci e il 2000. Per una sinistra italiana nell'era di Internet (La Carmelina, 2013)

Quest’accurato saggio, notevolmente spaziale quanto a cronologia (da Gramsci e fino al presente), di Roby Guerra, all’insegna d’una scrittura neofuturista, com’è nell’irrinunciabile mentalità e nel consequenziale stile dell’autore, guida ad un approfondimento sulla poliedrica attività intellettuale ed innegabilmente politica di Antonio Gramsci – Ales (OR), 1891 † Roma, 1937; membro del PSI e fondatore de L'Ordine Nuovo, 1919; fece parte dell'esecutivo dell'Internazionale Comunista, 1923;e poi, segretario e deputato del Partito Comunista d'Italia (PCdI), 1924, affrontò la questione meridionale, indirizzando la politica dei comunisti verso l'unione con i socialisti massimalisti.
Un Gramsci che proprio, ed ineludibilmente, dal precipuo punto di vista politico, viene coerentemente raffrontato con uno dei suoi più degni successori, Enrico Berlinguer (cfr. 2011 Elogio postmoderno di Enrico Berlinguer, pp. 31-32). Sardo Gramsci e sardo Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922 † Padova, 11 giugno 1984; segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972). E poi, transitando per il comunque sempre attuale politico filosofo veneziano Massimo Cacciari (2009 Massimo Cacciari a la 7: 360° oltre la sinistra, pp. 26-27), il confronto giunge a convergere su un attuale interprete, molto gettonato protagonista della politica: Matteo Renzi. Personalità, quest’ultima, che, benché ideologicamente più centrista, è in ogni caso mossa da un piglio ugualmente rivoluzionario sul piano programmatico, se non più spregiudicato (2011 Manifesto per Matteo Renzi, pp. 33-34).
Il libro, quale produzione cartacea, edito nel giugno 2013, e segnalato dall’Istituto Gramsci di Grosseto nonché dalla Biblioteca Gramsciana di Ales, non poteva che essere posto in ristampa. È anche questa una delle motivazioni del richiamo che la presente recensione si propone come obiettivo, oltre al largo merito in sé che l’opera ha maturato, condotta con acume d’indagine e lungimiranza nell’intrinseca proposta.
L’analisi, nella sottile filigrana mentale dell’autore, potrebbe ambire inoltre a portare alla prova provata, se ce ne fosse ancora bisogno, che il nuovo futurismo, di cui Guerra ne è parte integrante e centrale nella propulsione propagandistica, può (non è, ma può, in quanto l’apertura è a trecentosessanta gradi) essere inteso addirittura in transito nell’opposta strada di ‘sinistra’, rispetto a quella cogente ‘destra’ che ne aveva intravvisto lo sviluppo del primevo movimento nel suo apicale contesto artistico ed estetico, inevitabilmente coincidente ad un’ideologia, quella fascista, logicamente agganciata alla dinamica della storia.
D’altronde è stato ben colto il teorema stimolo a tale suggestione, emergente dal pensiero di Gramsci:
«I futuristi, nel loro campo, nel campo della cultura, sono rivoluzionari; in questo campo, come opera creativa, è probabile che la classe operaia non riuscirà per molto tempo a fare di più di quanto hanno fatto i futuristi», cfr. p. 5, Premessa.
Ecco che, a parte i doverosi nomi di Marx e Marcuse e quello parzialmente pertinente di Baudrillard, altri nomi quali quello, assolutamente centrato, di Marinetti e quelli laterali, più ambigui sul piano strettamente argomentativo, di Sanguineti e Pasolini, reggono un’ampia analisi nel senso surriferito.
Il contesto della ricerca è peraltro egregiamente supportato da un’assortita quanto qualificata appendice, elaborata sulle interviste di Roby Guerra a Giuseppe Manias e Graziano Cecchini, in qualità d’opinionisti (pp. 38-42); sull’intervista, questa volta arrovesciata, di Luigi Siniscalco allo stesso Roby Guerra (pp. 46-48); e su un’eloquente nota di Zairo Ferrante (“Morte per indifferenza”. Saggio semi-para-poetico di un indifferente, pp. 43-45); a parte le dovute indicazioni di riferimento: nota curricolare sull’autore (p. 49) e bibliografia (pp. 50-51).
Chiude con eleganza ed eloquenza, futuristicamente parlando e soprattutto da autentico neofuturista, Roby Guerra, inneggiando ad una più che condivisibile rivoluzione sociale di tipo indubbiamente pacifista (2012 Lotta armata X il futurismo: i futuristi per la netgeneration / Rottamatori, antipolitici e pirati, pp. 34-35). Dimodoché l’oramai sbiadita teoria della ‘lotta cruenta’ o altrimenti ‘lotta armata’, come la si voglia definire, lascia il posto ad una molto più congeniale e gradita ‘lotta amata’, priva di quella bellicosa erre che, da Marx in poi, ha fatto tanto discutere sul piano sia teoretico sia politico.
Concetto parzialmente evidenziato nel componimento che Guerra, molto candidamente nonché poeticamente, dedica all’ideologista di Ales, a parodia de Le ceneri di Gramsci, di Pasolini (II - Micro-canto di un usignolo electro (dalla Terra Rossa, pp. 9-10).
Lasciatemi allora dire ancora una cosa. Anzi, è una domanda che voglio porre, e con essa terminare: non vi sembra che in ciò, cioè in quest’emergente idea d’un futurismo, istituzionale sì ma antipolitico, vi sia una linea di continuità con la nuova dottrina pontificale di Papa Francesco? 

Emilio Diedo

lunedì 9 dicembre 2013

Gramsci e il 2000. E Matteo Renzi * recensione

Gramsci e il 2000: per una sinistra italiana nell'era di Internet. E Renzi
ROMA - La sinistra 2.0 di Roby Guerra, tra Gramsci e... Matteo Renzi. "Gramsci e il 2000: per una sinistra italiana nell'era di Internet" (La Carmelina edizioni-Ferrara-Roma, 2013) è il titolo intrigante dell'ultimo saggio di Roby Guerra, più noto come scrittore neofuturista: ha già edito tra l'altro, "Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti" per Armando editore di Roma e cura il laboratorio letterario futurista per l'Associazione Italiana Transumanisti - di Milano (una sezione italiana di un Movimento futurologico scientifico internazionale) a cura di R. Campa, S. Vaj, G. Vatinno e altri. 
E' un breve trattato futuribile, infatti, arditamente fin dai titoli, con l'obiettivo di indicare una via nuova politico-culturale per la sinistra storica italiana. 
Già presentato in anteprima, con un filmato molto 2.0, recentemente a Ales (Oristano) presso la Biblioteca Gramsciana (a c. di Giuseppe Manias e sua una delle note critiche, le altre di Graziano Cecchini, Zairo Ferrante e Luca Siniscalco), terra natale dello stesso... Gramsci, Guerra rilegge in chiave appunto sintetica e presentistica il grande leader storico progressista, articolando il discorso, alla luce di certo divenire e futurismo sociale, in chiave certamente atipica e collegandolo ulteriormente vuoi con certa psicologia sociale in voga nel secondo novecento (il "vecchio" umanesimo socialista dei vari Reich, Fromm, Marcuse, finanche poi Deleuze e Baudrillard già postmoderni), vuoi - come accennato - con certa futurologia (da Mc Luhan a Toffler ai più recenti artisti V. Conte, A Saccoccio, gli stessi Campa e Vaj, colleghi oggi neofuturisti), non ultimo con sguardi diretti da Berlinguer a Cacciari a Beppe Grillo e soprattutto Matteo Renzi (un manifesto del 2011, tempi non sospetti). 

Ne esita un lavoro certamente discutibile e peraltro affascinante, oseremo dire diversamente utopico, discutibile per il non metodo storicistico, semmai, nel bene e nel male, letterario. A tratti dispersivo e spiazzante: già un neofuturismo di sinistra e rottamatore suona probabilmente insolito (i futuristi si sa, anche se molti equivoci, storicamente, nonostante - vero - insospettati consensi da Gramsci stesso - percepiti come anarchici di destra, se non peggio...), non ultimo, quasi come una provocazione ulteriore appare un rimando finale al Wilde socialista utopico di un saggio - di Wilde - altrettanto atipico anche se del consueto talento. 
Va da sé, ferme queste ed altre riserve, Guerra viene dalla letteratura e in tempi liquidi e di gran confusione nel progressismo italiano, un libello certamente innovativo e stimolante, da riflettere, pur nella sua intenzionale leggerezza spettacolare. 
di Fabio Scorza   by CINQUEW

domenica 26 maggio 2013

Futurguerra e la sfida alle stelle: intervista *Luuk Magazine

Roberto Guerra non è nuovo ai lettori di Luuk Magazine. Intellettuale poliedrico di “fede” neofuturista ma consapevole della necessità di un perpetuo movimento di autosuperamento culturale e dell’esigenza di nuove sintesi, Roby Guerra è sin dagli anni ’80 promotore del nuovo futurismo e di una poetica prossima al futurismo, alla poesia totale di Adriano Spatola e alla computer art. Ha pubblicato alcune raccolte poetiche, romanzi di fantascienza, CD di poesia sonora e computerpoesia, video e alcuni saggi, fra cui il decisivo “Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti: arte, società, tecnologia” (Armando Editore, 2011).
Guerra ha recentemente partecipato attraverso una videoperformance al Convegno Internazionale “Eredità e attualità del Futurismo”, organizzato a Roma presso il Centro Culturale “Elsa Morante” in data 11-12 aprile 2013, occasione di riflessione sul portato epocale del movimento artistico.


Perché percepire la necessità del Futurismo nel Ventunesimo secolo?
Come ho analizzato fin dal 1991 a livello saggistico con “Il Futuro del Villaggio” (Liberty House di Lucio Scardino), “Marinetti e il Duemila” e “L’Immaginario Futurista” (Schifanoia), “Nuovi Futuristi Nuovi Umanisti” (Este Edition, eBook), non ultimo appunto per Armando editore, l’esplorazione finale con “Futurismo per la nuova umanità. Dopo Marinetti…” (2012) e – anteprima – “Gramsci e il 2000 – per un futurismo rottamatore” (La Carmelina, giugno 2013), il Futurismo tutt’oggi, aggiornato, è necessario sia dal punto di vista estetico che sociale. É una risposta possibile, creativa, sia vs l’arte contemporanea, spesso degenerata e reificata (direbbero Marx e Nietzsche) sia un baluardo alla finanzocrazia liquida, a certo ecocattofasciocomunismo incombente neoluddista, ostile a scienza, tecnologia, futuro, alle netgeneration, “scorrettamente” intese in senso neoumanistico radicale, ideale, plurale, libertario. Oggi Marinetti e Majakowskij in Italia sarebbero con Matteo Renzi e Beppe Grillo (nel mondo con… Steve Jobs, Bill Gates… e i pirati – hackers più geniali).


Qual è il suo bilancio del Convegno romano, primo ed audace tentativo di affrontare con serietà l’eredità di un movimento spesso tradito dalla reificante prassi di “imbalsamazione” operata da parte della critica?
La storia dell’arte convenzionale italiana è inutile o fuorviante, riduttiva, anche se – a volte – brillante.
I paradigmi giusti sono diversi: non quelli storicistico-estetologi “standard” ma nuovi, scientifici, invocati fin dal futurismo storico, la sua grande News epistemologica quasi sempre rimossa: nessuno si farebbe operare di una semplice appendicite da storici e critici della medicina. Per il futurismo (ma non solo) storici e critici pretendono ancora questo. Marinetti invece fu… per l’arte moderna, oggi contemporanea, come Darwin, Freud, Einstein, Norbert Wiener, per la teoria dell’evoluzione, psicologia, fisica, sociologia (o cibernetica sociale). Il convegno di Roma recente curato anche dal “nostro” Antonio Saccoccio, (anche Tallarico, Conte e Campa, protagonisti, noi e Cecchini nel menu focus artistico video e nella mostra) leader giovane dell’era digitale e postInternet ha superbamente innestato il virus tecno-futurista nel mondo accademico-universitario-istituzionale: per la prima volta dalla scomparsa di Marinetti. Tra molti contributi rilevanti, ha forse spiccato il tributo della eccellente Miroslava Hajek al grande Munari, con Schifano e Lodola (area Renato Barilli) futuristi pre-Internet doc (altrove anche certamente Nam June Paik, Kraftwerk, David Bowie, Asimov. Kubrick, Dick…). Non è stato però il primo convegno neofuturista. Il 20-2-2009 a Ferrara noi, Graziano Cecchini e Ferrara Video&Arte (Vitaliano Teti e Filippo Landini, curatori di The Scientist Video International, oggi tra i più rilevanti in Italia) abbiamo festeggiato uno dei rarissimi centenari (compleanni) del Futurismo con futuristi o futuribili viventi, attivi da tutta Italia (circa 30, conferenze e videomenu ad esempio); oltre al sottoscritto e RossoTrevi, Stefano Vaj, lo stesso Campa, Baldo Savonari, Lamberto Donegà in live set; via video invece Antonio Fiore Ufagrà (già con Enzo Benedetto e Futurismo-Oggi), Paolo Ruffilli, Miss Mykela-In Sintesi, Maurizio Ganzaroli, Massimo Croce, Andrea Forlani, Dino Marsan, Ale Fabbri, Riccardo Roversi (quest’ultimo con il sottoscritto, già del giro di Futurismo Oggi).
Centenario di Ferrara, rilanciato alla vigilia in Il Futuro del Futurismo, Palco e Retropalco, RaiDue, a cura di Felice Cappa, accanto alle grandi celebrazioni del Mart, Casa Depero, Le Scuderie, Milano, Firenze…

Quale arte in un’era che pare aver abdicato tanto alla ricerca del Bello quanto dell’avanguardia, preferendo attestarsi su una paradossale logica di reiterazione acritica di modelli che nel tentativo di sbarazzarsi dell’Arte ne rimangono inevitabilmente invischiati?
Come accennato, questione di paradigmi nuovi conoscitivi per superare i limiti trash, mistificatori del postmoderno e rilanciare nuove estetiche “memetiche” contemporanee riconoscibili, non effimere, condivisibili, cifra s-oggettiva peculiare del nostro tempo. Dai graffiti al computer, magari con i contrometodi… evoluti di McLuhan, Jung, Feyerabend, Baudrillard, Gremais, Enzensberger, nomi qua interscambiabili ad personam (mai più Marconi….subordinato ai Manzoni, quello di Don Abbondio o delle feci d’artista…), nuove estetiche sono possibili, reinventandole, sia ex novo figlie della Rete, dall’arte rupestre primordica a Lady Gaga ai nuovi talenti geniali appunto dal web. Il futurismo semplicemente una di queste oggi nuovamente in primo piano.

Progetti prossimi e futuri?
Come accennato, una revisione futuribile di Gramsci, grande massmediologo ante litteram misconosciuto (come noto stuprato da certa vulgata comunista totalitaria) in occasione di un prossimo evento a Ales (Oristano) presso la Biblioteca Gramsciana (luogo prestigioso e natale dello stesso Gramsci) con Graziano Cecchini; vi presenterò in futuro anche “Futurismo per la nuova umanità. Per il futurismo come avanguardia e rivoluzione”. RossoTrevi ribadirà simbolicamente la celebre “bomba” futurista decisiva (19-10-2007) della Fontana Rossa di Trevi: senza di essa tutto oggi sarebbe più difficile e diverso. In pillole, il Futurismo e… Gramsci! Scacco matto a ogni criptica ideologico o accademica.
Inoltre con il Movimento Nuova Oggettività (Giovannini, Vaj, Sessa, Lami, ecc.) usciranno due nuovi volumi collettivi. Nel 2014/15 ho in programma l’inedito “Fiori del Computer”: un ritorno definitivo alla Poesia d’avanguardia e futurista doc…per poi una coerente, direbbe Marinetti, autorottamazione dopo 30 anni al fronte. E largo ai neo/net/post/trans-futurismi o alle superavanguardie digitali-naturali che verranno, come proclamano, futurismo o meno (ogni ismo è morto!) con cognizione di causa e effetto, oltre a Saccoccio, Vitaldo Conte e Stefano Balice, giovani ricercatori quali Marcello Francolini, Roberto Bonuglia, Maria Antonietta Pinna, Zairo Ferrante, Sandro Battisti, Andrea Scarabelli, Luca Siniscalco, e altri, gli stessi già molto noti Alessandro Amaducci, Mimmo Centonze (lanciato da Vittorio Sgarbi, raro artista della critica), Giuseppe Manias, Giuseppe Casale, Mauro Biuzzi (ultimo raro complice di una certa Moana Pozzi, nuova Valentine de Saint Point) ecc.

Intervista a cura di Luca Siniscalco