domenica 11 agosto 2019

T-day: un viaggio nell'attualità, di Angelo Giubileo (Armando editore)

 

 

T-day: un viaggio nell'attualità

Nell'agile saggio edito dall'omonima storica casa, Armando ha raccolto i contributi di più e meno noti transumanisti, italiani e non, i quali hanno inteso e intendono offrire una chiave di lettura unitaria al fenomeno culturale e scientifico del transumanesimo, quale destino presente e futuro individuale e collettivo di ciò che chiamiamo ancora "umano" verso un futuro postumano o transumano.

Tra i contributi, in primis quello dello statunitense Zoltan Istvan, special guest del Transumanista attualmente e probabilmente più noto ai media anche europei forse in ragione anche del saggio del giornalista Mark O' Connell, To be a machine, tradotto in Italia dall'Adelphi con il titolo Essere macchina, che, a differenza del saggio T-day di Armando, ha sì ampiamente indagato il fenomeno già vistosamente diffuso negli Stati Uniti, ma prescindendo da cause e fondamenti che l'hanno generato oltre che bypassando in qualche modo gli effetti immediati che in concreto è già invece possibile senz'altro riscontrare.

Così che il nostro futuro di esseri transumani è quindi già iniziato "attraverso percorsi e progetti del nostro universo che ci trasformano in altre entità" (Zoltan Istvan). Questo viaggio dell'attualità affonda la "certezza delle radici" nel passato "e sono le radici che diventano rilevanti modelli ontologici" (Pierfranco Bruni) e, in concreto, "l'idea di un'evoluzione autodiretta" (Riccardo Campa), dato che "in questa fase della nostra vita come homo sapiens abbiamo i mezzi per fare un passo evolutivo senza precedenti, dove il 'tempo' non è più il nostro nemico" (Davide Grandi). Un viaggio siffatto, che, alla maniera di Ulisse, attraverso le esperienze condivise da Pierfranco Bruni di Pirandello e Alvaro e come davanti a una pagina bianca, muove "verso il velato, il segreto, l'anomalia o semplicemente - scrittura intorno - alla propria presenza (artistica, essenziale, psichica)" (Vitaldo Conte). Un viaggio che s'intravede ora possibile anche attraverso il tempo, recando a ognuno la responsabilità che "ogni volta che si cambia qualcosa nel normale procedere del tempo, si causa uno strappo che tende a rimarginarsi nel modo più logico possibile" (Maurizio Ganzaroli); e tuttavia sempre secondo il necessario e in modo che le cose si rendono reciprocamente giustizia e ammenda per l'ingiustizia, secondo l'ordine del tempo (Anassimandro). Alla maniera di Plutarco, lo stesso intero che prepara "il nostro disvelamento per ciò che siamo: una vera e propria macchina del tempo" (Angelo Giubileo).

In concreto, altresì, oltre che, ripetiamo, l'idea di un'evoluzione autodiretta, il transumanesimo è anche "movimento culturale trasversale che promuove l'uso di nuove tecnologie per prolungare la vita e potenziare l'essere umano, (nonostante) la politica tradizionale ha esitato (e ancora esita) a prendere decisioni sugli organismi geneticamente modificati, sulla fecondazione artificiale, sulle cellule staminali, sulle centrali nucleari, sulle fonti alternative, sulla banda larga, sulla telefonia privata, sulle televisioni via cavo, sui finanziamenti alla ricerca scientifica, ecc.". Ciò che non impedirà tuttavia di giungere al preciso momento in cui: "il fronte epimeteico cercherà di affidare il potere direttamente o indirettamente alla tradizione e alla natura, mentre il fronte prometeico, parafrasando una vecchia parola d'ordine rivoluzionaria, griderà a gran voce: 'Tutto il potere ai Cyborg!" (Riccardo Campa).

Nel presente, la sfida avviene e proseguirà "nel nome delle macchine, avendo fatto uso dei computer al punto da entrare direttamente nella vita lavorativa di chi presta servizio al punto da suscitare invidia al modello tayloriano originale" (Pierluigi Casalino). Attraverso il modello, che persuade, di "un telecomando senza fili" come lo stesso "microchip nella mano, e come lui altri 20.000 esseri umani, che, per dirne una, il futurologo e transumanista statunitense Zoltan Istvan si è fatto impiantare" o comunque "un dispositivo in grado di leggere i messaggi del cervello portati dal nostro sistema nervoso" (Ivan Bruno). Un nuovo presente e un nuovo futuro, che hanno poco a vedere con il futurismo del passato, perché accelerato esponenzialmente dalla rivoluzione di Internet "con velocità sinergica immediata, come un viaggio spaziale". In modo che, al lettore, sia ormai chiaro il messaggio che da parte di tutti gli autori lo invita "alla scoperta del mondo 2.0", attraverso un "potenziamento mentale e cognitivo esponenziale fondamentale, anche senza i futuri innesti biochip! Il multitasking è come un supergiocattolo elettronico, ho anche la sensazione, come dicono certi Captologi (scienza futuribile poco nota che studia i feedback supposti tra macchine pensanti o quasi – computer ecc.) di interfaccia almeno inconsce persino con i miei vari Robytron" (Io Robytron, Roberto Guerra). Nella vita quotidiana, "una relazione disponibile a chiunque può portare chi è in essa coinvolto a superare la propria natura umana", come già traspare in un dialogo sulla vera amicizia di Torquato Tasso, "risalente a cinquecento anni fa, in pieno Rinascimento tra Giovanni Battista Manso ed il Forestiero Napoletano, che impersona lo stesso autore del dialogo, secondo il quale il miglior modo di celebrare l'amicizia è con le buone attività, che sono il frutto dell'eccellenza aristotelica" (Cristiano Rocchio).

Pertanto: "siamo di fronte a un'autentica rivoluzione che non è solo tecnologica ma anche biologica, antropologica e sociale; siamo di fronte ai primi vagiti di un mondo completamente nuovo … E' uno scenario infernale o uno scenario paradisiaco?" (Bruno Vigilio Turra). Le parole "umane" ancora in uso sembrano suggerire un atteggiamento ambivalente: se da un lato "io non sono un codardo credo nella libertà dell'individuo: chi vede la tecnologia come il mezzo per eliminare gli errori automatizzando la nostra vita, così come chi demonizza la scienza per terrore del progresso, compie un atto di codardia che non posso in nessun modo condividere" (Davide Foschi); dall'altro, ciò che predomina sembra piuttosto l'istinto: "L'istinto è bit(s). E' informazione che fa parte del programma (universale) del nostro universo, del computer (universale) che si autoprogramma all'interno del nostro universo a cui apparteniamo e del quale siamo a nostra volta (auto)programmati. Avere un istinto è come seguire un entaglement fra il programma universale e il nostro programma personale a cui si riallaccia" (Fabrizio Ulivieri).

E così, siamo quasi giunti alla fine del saggio e quindi anche alla fine del nostro viaggio; ma manca ancora un contributo, oltre che quattro interviste di Roberto Guerra - il cui contenuto non intendo però minimamente anticiparvi - a importanti personalità quali Pierfranco Bruni, Giulio Prisco, Zoltan Istvan e Ilia Stambler. Dall'ultimo contributo, di Carlo Zannetti, dal titolo David Bowie, il Duca Bianco: la fragilità tra gli incubi e i suoi delfini (Pop transhumanism), traggo la seguente frase: Un uomo fragile che aveva bisogno di un suo mondo purtroppo creato in modo artificiale per riuscire a vivere decentemente". E se, invece, avessimo la possibilità di vivere molto più che decentemente? E' chiaro che, per tutti noi, vale senz'altro la pena tentare …

Angelo Giubileo