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lunedì 9 dicembre 2013
Gramsci e il 2000. E Matteo Renzi * recensione
ROMA - La sinistra 2.0 di Roby Guerra, tra Gramsci e... Matteo Renzi. "Gramsci e il 2000: per una sinistra italiana nell'era di Internet" (La Carmelina edizioni-Ferrara-Roma, 2013) è il titolo intrigante dell'ultimo saggio di Roby Guerra, più noto come scrittore neofuturista: ha già edito tra l'altro, "Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti" per Armando editore di Roma e cura il laboratorio letterario futurista per l'Associazione Italiana Transumanisti - di Milano (una sezione italiana di un Movimento futurologico scientifico internazionale) a cura di R. Campa, S. Vaj, G. Vatinno e altri.
E' un breve trattato futuribile, infatti, arditamente fin dai titoli, con l'obiettivo di indicare una via nuova politico-culturale per la sinistra storica italiana.
Già presentato in anteprima, con un filmato molto 2.0, recentemente a Ales (Oristano) presso la Biblioteca Gramsciana (a c. di Giuseppe Manias e sua una delle note critiche, le altre di Graziano Cecchini, Zairo Ferrante e Luca Siniscalco), terra natale dello stesso... Gramsci, Guerra rilegge in chiave appunto sintetica e presentistica il grande leader storico progressista, articolando il discorso, alla luce di certo divenire e futurismo sociale, in chiave certamente atipica e collegandolo ulteriormente vuoi con certa psicologia sociale in voga nel secondo novecento (il "vecchio" umanesimo socialista dei vari Reich, Fromm, Marcuse, finanche poi Deleuze e Baudrillard già postmoderni), vuoi - come accennato - con certa futurologia (da Mc Luhan a Toffler ai più recenti artisti V. Conte, A Saccoccio, gli stessi Campa e Vaj, colleghi oggi neofuturisti), non ultimo con sguardi diretti da Berlinguer a Cacciari a Beppe Grillo e soprattutto Matteo Renzi (un manifesto del 2011, tempi non sospetti).
Ne esita un lavoro certamente discutibile e peraltro affascinante, oseremo dire diversamente utopico, discutibile per il non metodo storicistico, semmai, nel bene e nel male, letterario. A tratti dispersivo e spiazzante: già un neofuturismo di sinistra e rottamatore suona probabilmente insolito (i futuristi si sa, anche se molti equivoci, storicamente, nonostante - vero - insospettati consensi da Gramsci stesso - percepiti come anarchici di destra, se non peggio...), non ultimo, quasi come una provocazione ulteriore appare un rimando finale al Wilde socialista utopico di un saggio - di Wilde - altrettanto atipico anche se del consueto talento.
Va da sé, ferme queste ed altre riserve, Guerra viene dalla letteratura e in tempi liquidi e di gran confusione nel progressismo italiano, un libello certamente innovativo e stimolante, da riflettere, pur nella sua intenzionale leggerezza spettacolare.
di Fabio Scorza by CINQUEW