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venerdì 5 agosto 2011

Roby Guerra Nuovi Futuristi Nuovi Umanisti *recensione di Sandro Battisti

*COLLAUDO/PREFAZIONE di Graziano Cecchini ROSSOTREVI
La storia del futurismo dopo Marinetti in stile manifesti: questa in pillole la chiave di lettura del lavoro ufficiale del futurista ferrarese Roby Guerra, dedicato appunto all’avanguardia italiana (ma non solo), quella che in certo senso si è perduta.
Questo è l’incipit che può meglio identificare, forse, il nuovo lavoro di Roberto Guerra (neofuturista per il cui cognome vale davvero la regola del nomen omen) Nuovi Futuristi Nuovi Umanisti (Este Edition, 2011), in cui compare (in quanto figlioccio del Futurismo) anche il Connettivismo, insieme alla prefazione di Graziano Cecchini. Da cui prendo qualche brano:
Nella primavera 2010, per i tipi di Diversa Sintonia a cura di Marco Milani, scrittore del giro dei cosiddetti connettivisti (l’attuale fantascienza italiana) così presentai nelle prime righe Roby Guerra e il suo libro fantafuturista dedicato a Moana Pozzi, “Moana Lisa Cyberpunk”. Il futurista ferrarese, da me conosciuto un paio d’anni prima proprio a Ferrara, invitato per una anteprima video del centenario futurista.
Ora mi limito a clonare le stesse parole al passo – sempre di corsa – anzi come un ghepardo quadricromatico, con le ulteriori sinergie del nuovo futurismo, lanciate con gli amici scienziati transumanisti (Riccardo Campa, Stefano Vaj, Giulio Prisco, i giovanissimi Emmanuele Pilia e Bruno Lenzi) e i giovani nativi digitali doc del web (i netfuturisti di Antonio Saccoccio ed altri). Sinergie con sempre il futurista semi-eroico ferrarese quasi nodo centrale di tutti quanti.
Perché questo è quel che emerge da quest’ultimo lavoro ufficiale di Guerra: un titolo programmatico che – alla faccia di molti pregiudizi persistenti nella casta culturale nazionale – dichiara con spregiudicatezza che se ieri, noi futuristi eravamo l’Avanguardia, oggi – noi ultime generazioni – sia ben chiaro, semplici robot esecutori e aggiornati dei grandi padri fondatori Marinetti,
Boccioni, Balla, Depero, Palazzeschi e tutti gli altri (fino all’eroico nel secondo novecento Benedetto), in certo senso lo siamo ancor di più. Non solo nuovi futuristi, ma anche nuovi umanisti. Noi neo-futuristi (ma il neo è puramente diciamo storico-giornalistico…) oggi, anche contro certa pseudoavanguardia presentista, siamo appunto umanisti anche se tecnologici e scientifici… L’Anima della Macchina – persino… ecopoetici (ma in senso non luddista, anzi…) per citare due dei manifesti-saggi che compongono il lavoro, tra letteratura e saggistica.
*RECENSIONE DI SANDRO BATTISTI

*ESTE EDITION