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giovedì 17 febbraio 2011

Riccardo Campa a La7 Le Invasioni Barbariche intervista





ARTIFICIALI E FELICI



Intervista al filosofo transumanista Riccardo Campa






di Roberto Guerra






Il Presidente dell’Associazione Italiana Transumanisti e professore di Sociologia della scienza all’Università di Cracovia, Riccardo Campa, è stato recentemente invitato a partecipare a Le Invasioni Barbariche, trasmissione di successo condotta da Daria Bignardi su LA 7. (Streaming: http://www.la7.it/invasionibarbariche/pvideo-stream?id=i376620 ) La discussione verteva sulle terapie anti-aging, un tema centrale della filosofia transumanista. Dopo il faccia a faccia con il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, la conduttrice ha invitato in sala un gruppo eterogeneo di partecipanti, tra i quali l’ex difensore del Milan Billy Costacurta, l’attrice Alessandra Faiella, la cantante Dorina Leka, la scrittrice Lidia Ravera, il medico Filippo Ongaro, l’allenatore di basket Dan Peterson, e – appunto – il filosofo transumanista Riccardo Campa. Come spesso accade nei talk show, si toccano temi importanti, ma per ragioni di tempo e dinamica della discussione, non si riesce ad approfondire a dovere ogni questione. Abbiamo dunque chiesto al professor Campa di entrare più in dettaglio, rispondendo alle domande di questa intervista.






Professor Campa, Le Invasioni Barbariche sono una platea importante. Secondo le stime, il suo intervento è stato seguito da circa un milione di telespettatori, mentre si sono contati almeno sei milioni di contatti zapping. Alla prima sua risposta sulla natura del transumanesimo, la conduttrice ha però mostrato qualche perplessità. È davvero un tema troppo “alto” per il pubblico televisivo?






Non credo che le cose stiano così. La conduttrice fa il proprio mestiere e spinge giustamente gli intellettuali ad esprimersi con concetti semplici, per raggiungere un pubblico più ampio possibile. Tuttavia, ho voluto essere almeno all’inizio preciso sul piano “scientifico”, perché ritengo che il pubblico che segue una trasmissione come le Invasioni Barbariche sia più colto di quello che segue altri programmi, su altri canali, in prima serata. Dunque, in grado di capire un concetto come quello di transumanesimo che, per inciso, ho presentato come sinonimo o quasi di “evoluzione autodiretta”. Quello che volevo dire è che le terapie anti-aging sono solo un aspetto di una questione filosoficamente ben più importante, ovvero: è opportuno intervenire direttamente sulla biologia umana, con le tecnologie più sofisticate, per eliminare o minimizzare gli aspetti della natura che ci piacciono di meno. Per i transumanisti, gli aspetti più indigesti che ci dà in dote la natura, come risultato di un processo evolutivo non gestito razionalmente, sono appunto l’invecchiamento, la debolezza, le malattie, la morte.






Qualcuno la pensa diversamente. C’è chi considera questi aspetti della condizione umana come inevitabili o addirittura indispensabili, desiderabili…






Questo “qualcuno” ha tutto il diritto di pensarla come vuole. Noi li chiamiamo mortalisti, sostenitori della morte. Nessuno è obbligato ad usarle queste tecnologie per rallentare l’invecchiamento, per allontanare la morte, per potenziare l’essere umano. Vivere più a lungo e in buona salute è un dolce frutto che però costa sacrifici. Dunque non si vede come si possa obbligare qualcuno. Mi preoccupo piuttosto quando questo “qualcuno” vuole imporre il proprio modo di vita passatista agli altri. Molto spesso, i tecnofobi non si contentano di vivere senza tecnologie, ma vorrebbero vietarle agli altri. Ancora più spesso, ipocritamente, le negano agli altri senza negarle a se stessi. Quando, per esempio, si lagnano della tecnologia e della società industriale in Internet o in televisione. Come se i computer e le videocamere fossero prodotti che nascono sulle piante.






Si può fare a meno della tecnologia?






Per me la coerenza è un valore fondamentale. Se qualcuno trova intollerabile la società industriale, perché non va a vivere coerentemente in modo pre-industriale? Ci sono interi paesi abbandonati sugli Appennini o le Alpi. Chi esalta la società pre-industriale dovrebbe andare a vivere in questi luoghi, con le capre, le lanterne a olio, il riscaldamento a legna. Lontano dalle metropoli, dalle televisioni, dai giornali, dagli editori. E invece no. Abbiamo anche i tecnofobi telematici. Questi non li stimo per nulla. Al contrario, ho un grande rispetto per gli Amish. Negli USA, gli Amish hanno fatto una scelta anti-tecnologica e sono coerenti. Tra l’altro, nessuno li tocca, nessuno li costringe ad usare l’elettricità o i motori a scoppio. Così, quando un mio studente mi ripropone la litania di quanto era bella la vita nelle società pre-industriali, gli do un semplice compito da fare a casa. Come test, gli chiedo di rinunciare per tre mesi non a tutti, ma a tre soli prodotti della società industriale: carta igienica, sapone e dentifricio. Naturalmente, gli chiedo anche di riferirmi l’esito dell’esperimento per telefono.






Allora sono i tecnofobi e i mortalisti gli intolleranti…






Non si può generalizzare. Però, se si fa eccezione per la ginnastica obbligatoria, proposta dai futuristi all’inizio del XX secolo, ed effettivamente in vigore anche oggi nelle scuole (salvo che in ultima istanza è possibile farsi esonerare), non c’è pericolo che la salute, la forza, la giovinezza, la bellezza vengano imposte per legge. Ognuno è libero di fare i propri calcoli e prendere le decisioni adeguate. Se una persona vuole bruciare come una candela, godersi rapidamente e intensamente la vita, e poi farsi da parte, faccia pure. Molto spesso però queste persone le vediamo poi vecchie, malaticce, sofferenti nelle corsie degli ospedali, a maledire lo stile di vita che le ha portate a quel punto – come ha giustamente osservato il medico Filippo Ongaro. Billy Costacurta ha raccontato che le terapie anti-aging gli hanno permesso di allungare la propria carriera di altri dieci anni. Dan Peterson è ancora sulla cresta dell’onda, anche perché ha seguito una dieta equilibrata e fatto uso quotidiano di vitamine e altri integratori.






Però se diventa una moda e la maggioranza della gente inizia a curare ossessivamente l’aspetto e la salute, chi non lo fa rischia di essere marginalizzato. Anche se non ci sono obblighi di legge.






D’accordo, ma questa è la regola della società aperta. Allora, analogamente, per mantenere l’uguaglianza, non dovremmo più studiare, leggere libri, informarci? In nome dell’uguaglianza, dobbiamo diventare tutti poveri come il più povero, stupidi come il più stupido, deboli come il più debole, malati come il più malato, ignoranti come il più ignorante, codardi come il più codardo, brutti come il più brutto, eccetera? Tutti noi abbiamo delle debolezze, dei difetti, dei problemi. E nessuno dice che non si debbano aiutare gli sfortunati, ma non è certo diventando come loro che li aiutiamo. Vogliamo forse un appiattimento verso il basso? Speriamo invece che la competizione, l’agonismo – che è un’eredità della cultura greca antica – porti piuttosto un miglioramento generale delle condizioni di vita. Ma quello su cui io insisto, è che la filosofia transumanista va ben oltre la superficie della vita sana.






Cerchiamo allora di andare in profondità, visto che qui abbiamo il tempo e lo spazio per farlo. Cosa non si è riusciti a dire in trasmissione?






Innanzitutto ritengo fondamentale chiarire che l’anti-aging non è solo una moda e non è nemmeno una “nuova” moda. C’è una tradizione antichissima incentrata sulla ricerca dell’elisir di lunga vita che risale ai miti greci e prosegue nel Medioevo e nel Rinascimento con la tradizione alchemica, per lasciare tracce importanti anche nella Rivoluzione scientifica, nell’Illuminismo, nel Futurismo, nel Socialismo. Nel mito di Prometeo, gli uomini ricevono da Zeus il segreto dell’eterna giovinezza, ma lo perdono malamente a vantaggio dei serpenti. Nel Medioevo, il frate francescano Ruggero Bacone – da alcuni indicato come l’inventore degli occhiali e della polvere da sparo – sostiene che Dio ha privato gli uomini della vita eterna, ma solo per vedere se riescono a riprendersela da soli attraverso la medicina. È proprio Bacone che introduce l’idea che l’invecchiamento è da vedere come una malattia. Certo, dalla Chiesa cattolica non fu visto di buon occhio, tanto che fu incarcerato per molti anni, ma le sue idee saranno poi riprese durante la rivoluzione scientifica da Francesco Bacone. L’utopia di quest’ultimo, La Nuova Atlantide, è una società basata sulla scienza, dove le biotecnologie hanno un ruolo centrale nella lotta per la longevità. Più tardi, durante l’Illuminismo, è Condorcet che nella sua opera più famosa – Quadro storico dei progressi dello spirito umano – afferma che la scienza sarà in grado di dare all’uomo una vita illimitata. E poi Filippo Tommaso Marinetti, anch’egli avventurandosi in previsioni futurologiche, afferma che l’uomo riuscirà a sconfiggere invecchiamento e morte fondendosi con le macchine. Sull’idea di evoluzione autodiretta e di correzione della natura umana converge anche Leon Trotsky, uno dei maestri del pensiero socialista. Insomma, c’è una nobile e antica tradizione di pensiero dietro all’odierno anti-aging. E qui mi sto limitando solo a qualche esempio.






Quali opere indicherebbe, tra le sue, per chi volesse approfondire questo aspetto?






Etica della scienza pura è una storia dell’ethos scientifico, ovvero dei valori che sorreggono la ricerca scientifica. Ma tra le pieghe di quel libro è nascosta una vera e propria genealogia del transumanesimo. Cenni si trovano anche in Mutare o perire, anche se il libro è più centrato sull’attualità. Ma direi che vado ancora più a fondo nella questione in altri saggi, come “Ratzinger contra Bacone”, apparso su Mondoperaio, “Leon Trotsky: un socialismo dal volto postumano”, “Il superuomo del futurismo” e “Le radici pagane della rivoluzione biopolitica”, apparsi su Divenire. Ecco, consiglierei innanzitutto questi.






Faccio allora come la Bignardi: potrebbe riassumere in parole semplici la morale della storia?






In parole semplici, non deve passare il messaggio che ora parliamo di anti-aging perché la nuova società dei consumi, le industrie farmaceutiche, non sapendo più cosa vendere, si sono inventate questa moda, trasformando ipso facto i sani in malati, facendoci diventare tutti ipocondriaci. Non è questa la filosofia anti-aging, né tantomeno è questo il transumanesimo. Certamente, le multinazionali hanno fiutato l’affare e sono in fermento. Per questo, io che insegno sociologia e conosco bene questi meccanismi, sono il primo a dire che serve molta attenzione. Bisogna stare attenti ai ciarlatani e agli affaristi interessati al solo profitto. Dico perciò a chi ci legge di rivolgersi sempre a medici di fiducia. “Di fiducia” proprio per minimizzare il rischio di diventare una cavia per imprenditori senza scrupoli. Detto ciò, farsi di tanto in tanto un esame del sangue per vedere di quali sostanze siamo carenti, e poi integrare l’alimentazione con qualche pillola prescritta da un medico, non significa certo diventare ipocondriaci. Significa fare prevenzione.






Faccio l’avvocato del diavolo: ma servono i medici e le pillole? Non basta un’alimentazione a base di cibi genuini o di integratori naturali?






La differenza tra naturale e artificiale è un vero e proprio mito. Certamente, si può sopperire a certe carenze ingerendo alimenti che si trovano al mercato. Per esempio, se si è carenti di magnesio, si può assumere molto riso. Tuttavia, cuocendo il riso si perde una grandissima quantità di magnesio e il riso crudo non è proprio una leccornia. Allora può venire comoda la pastiglia. Perché – ed è questa la cosa che voglio sottolineare – non esiste un magnesio naturale diverso da quello artificiale. Il magnesio è sempre magnesio, dovunque sia. È l’elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Mg e come numero atomico 12. Credere che il magnesio nel riso sia più salutare di quello nella pastiglia è una vera e propria superstizione. Tra l’altro, se “artificiale” significa “creato dall’uomo”, moltissimi alimenti di origine animale o vegetale che compriamo al mercato sono artificiali. Il maiale per esempio è un essere artificiale. Non esiste in natura. Lo ha creato l’uomo, attraverso un processo di selezione genetica durato millenni. Gli OGM sono solo un metodo nuovo per ottenere quello che prima si otteneva attraverso innesti e selezioni. I nostri antenati hanno iniziato nel lontano neolitico a modificare gli organismi viventi.






Ma, venendo appunto agli aspetti sociologici, questa attenzione al proprio corpo non è un segno dell’individualismo, dell’edonismo, dell’egoismo dei nostri tempi? In altre parole, il transumanesimo avrà anche padri nobili, ma ora la questione rischia di essere banalizzata.






Se si considera la questione tenendo presente una verità fondamentale della sociologia – ovvero che non esistono società senza individui né esistono individui senza società – ci si accorge che la questione ha più facce. Da un lato è vero che le terapie anti-aging le facciamo innanzitutto per noi stessi, per stare bene. Dunque, sono ispirate dal nostro egoismo. Ma c’è anche una dimensione altruistica, sociale, direi persino politica dell’anti-aging. La società italiana è già una delle più longeve al mondo. Ci superano il Giappone e pochi altri. Però, la società italiana è anche quella con il maggior numero di dementi. La demenza senile si manifesta, insieme ad altre malattie degenerative, perché si invecchia male. Le due questioni dell’invecchiamento e delle malattie si tengono. Bacone aveva avuto una straordinaria intuizione nel vedere l’invecchiamento stesso come una malattia. Ma veniamo all’aspetto sociale. Le persone anziane hanno spesso un bagaglio ricchissimo di esperienze e di saggezza. Sarebbe importante che lo trasmettessero ai giovani. Come sottolineava giustamente Lidia Ravera, c’è un tempo per ogni cosa. Quando il corpo appassisce, i nostri pensieri possono ancora fiorire. Ma a patto che non si rincretinisca. Evitare di diventare dementi è dunque anche un gesto altruistico a favore della società, perché non solo evitiamo di diventare un problema per la collettività, un peso, ma possiamo addirittura dare ancora qualcosa di positivo.






Durante la trasmissione, ha fatto una battuta sul sesso. Una strategia mediatica per riprendersi la parola, per riportare l’attenzione su di sé, e dunque sul transumanesimo?






Beh, non nascondo che non ho scelto il tema a caso. Ero partito forse troppo serio, considerando che dovevo interloquire anche con un comico, quindi ho cercato poi di sdrammatizzare. Ma non si tratta di una battuta. Molti studi indipendenti hanno mostrato che c’è una correlazione forte tra frequenza dei rapporti sessuali e longevità. Naturalmente la questione è più complessa. Una correlazione non è ancora una relazione causale, anche se il ruolo della produzione ormonale in questo processo è ben conosciuto. Inoltre, va sottolineato che deve trattarsi di una attività sessuale non frustrante, ovvero senza stress. Trovarsi molte amanti potrebbe non essere la soluzione ideale. Le statistiche dicono che vivono a lungo le persone in rapporti solidi con sessualità intensa, i single sessualmente molto attivi, oppure i fedifraghi, ma solo a patto che abbiano un secondo partner fisso e il primo non troppo geloso, perché le situazioni stressanti accorciano la vita. Purtroppo non c’è stato il tempo di entrare in questi dettagli. Ma il senso principale di questa mia osservazione è che per vivere a lungo e in salute non bisogna chiudersi in una campana di vetro. Ci si può anche godere la vita. L’importante è trovare i divertimenti giusti.






L’intervento è stato molto applaudito. E tutti i partecipanti al talk show si sono detti d’accordo.






Questo significa che il bigottismo e la sessuofobia che abbiamo ereditato da una certa tradizione stanno svanendo inesorabilmente. Mi pare una buona cosa.






Alla fine, è riuscito a dire che l’anti-aging è solo un inizio. Ha parlato di staminali, di ingegneria genetica. Insomma, per i transumanisti, le pillole e gli integratori sono una bazzecola. Ben altro bolle in pentola...






Sì, per fortuna sono riuscito ad accennare la questione. Le terapie anti-aging sono importanti, ma devono essere viste soprattutto come un ponte che ci può portare verso tecnologie longeviste ben più potenti. Non sappiamo quando queste tecnologie future saranno disponibili. Ma sappiamo che più allunghiamo la nostra vita, maggiori sono le probabilità di esserci quando essere appariranno. Intervenendo direttamente sulla biologia umana, potremo in pratica fermare il processo di invecchiamento. Ricerche empiriche in laboratorio vengono svolte in diversi paesi, con metodologie e obiettivi diversi. Si cerca o di disattivare i geni, i meccanismi che ci fanno invecchiare e morire. Oppure, e questa sembra la soluzione più a portata di mano, rinnovare periodicamente le cellule attraverso la clonazione terapeutica e le terapie a base di staminali. In breve, la “resurrezione della carne” promessa dal Cristianesimo, potrebbe essere ottenuta grazie alla scienza, anche se si preferisce il termine più prosaico di “rigenerazione dei tessuti”. Ma anche questa terapia può essere vista come un secondo ponte verso tecnologie ancora più potenti. Anche rigenerando periodicamente i tessuti, restiamo esseri fragili, esposti a vari pericoli. Possiamo ancora morire in incidenti stradali, o per malattie sconosciute, o uccisi da armi. Ecco allora che può diventare conveniente pensare anche al potenziamento e non solo alla rigenerazione. Possiamo per esempio potenziarci ibridandoci con le macchine, sostituendo gli organi biologici con organi elettro-meccanici, quando funzioneranno meglio. In fondo, il caso Pistorius è emblematico. Con gambe artificiali, l’atleta sudafricano corre più forte dei normodotati.






Pur essendo anch’io affascinato dai temi transumanisti, in chiusura, mi sento di fare ancora una volta l’avvocato del diavolo. Dal transumanesimo emana una gran voglia di vivere, di fare, di lottare. Ma se riusciremo a vivere per secoli, grazie a queste tecnologie, non corriamo il rischio di annoiarci? Questa è stata la battuta finale della Faiella...






Come battuta faceva ridere, ma era appunto una battuta. Morire è la cosa più semplice del mondo. Basta non fare assolutamente nulla. Chi è annoiato dalla vita non deve fare altro che andare in un luogo isolato, privarsi di tutte le tecnologie, inclusi i vestiti, e aspettare. Tempo qualche ora o qualche giorno ed è morto, di freddo, di sete, di fame. L’uomo senza tecnologie non esiste, né è mai esistito. Quando non maneggiava ancora tecnologie si chiamava scimmia, non uomo. La tecnologia è dunque l’essenza dell’umanità. La tecnologia è la nostra vita. Allora, l’anti-transumanista, ovvero chi dice “odio le tecnologie e voglio morire presto” (il contrario di quello che direbbe un transumanista, cioè: “amo le tecnologie e voglio vivere in eterno”), se è ancora vivo, evidentemente sta mentendo. In realtà, sta lottando per sopravvivere, come tutti gli altri. Mente o è in una situazione di falsa coscienza. Concludo col dire che vivere talmente a lungo da arrivare ad annoiarsi della vita sarebbe un ottimo risultato. In fondo, poi, morire è un gioco da ragazzi. La tragedia è morire quando si ha ancora voglia di vivere. Oppure, dover vivere, pensiamo al caso Welby, quando si vorrebbe morire. L’optimum sarebbe invece poter decidere quando morire. Dunque, il valore base del transumanesimo non è tanto la vita, quanto la volontà. Non vogliamo la vita a qualunque costo, quanto piuttosto rimuovere gli ostacoli naturali e sociali alla nostra volontà di esistenza, di sapienza, di potenza. Credo che questo sia anche il desiderio più antico e sincero manifestato dall’uomo e lo dimostra il fatto che, quando ha immaginato gli dèi, li ha immaginati eterni e beati. Ciò che lui stesso voleva essere.