lunedì 10 dicembre 2018

Per un nuovo materialismo scientifico – dialogo con Roby Guerra *

Pensa Libero

di Angelo Giubileo | 26 novembre 2018
Su sollecitazioni del mio amico Roby, che cosa intendo con l’espressione Transumanesimo della vita quotidiana?
Nel 2003, il fisico e Autore Jim Al-Khalil pubblica per la prima volta da Weidenfeld & Nicolson Ltd., London, un saggio dal titolo Quantum. A Guide for the Perplexed. Il saggio viene tradotto in italiano ed esce da Bollati Boringhieri nel 2014 con il titolo La fisica dei perplessi.
Nel saggio è descritto l’approdo della ricerca attraverso la fisica classica alla fisica quantistica e conseguentemente lo stato dell’analisi e della ricerca, evidenziato in copertina, nell’“incredibile mondo dei quanti” che potrebbe darci “una spiegazione, finalmente comprensibile, di com’è fatto il mondo”. Così che il testo del saggio conclude: In ogni caso una cosa è certa: non abbiamo ancora visto il meglio che la teoria quantistica ha da offrire. Il futuro ci sorride. I quanti sono il futuro.
E allora: 1) non c’è alcun dubbio che si tratti quindi di una vera e propria scoperta e quindi di una vera e propria rivoluzione nel nostro modo di “pensare l’essere”, nel senso inteso da Parmenide per cui “la stessa cosa è pensare e essere” e l’essere – è bene sempre precisarlo a noi-umani – “è e non è possibile che non sia, il non essere non è e non è possibile che sia”; 2) dal discorso ontologico di Parmenide al discorso della “fisica” con Aristotele, in cosa è possibile prevedere sviluppi? Ovverosia, nel senso, chiariamo, che sia possibile approdare a un risultato diverso che non sia la semplice enunciazione parmenidea che l’essere: “è”; ma sia invece possibile aggiungere, almeno per noi-umani e quindi in relazione al nostro essere nel mondo, un discorso in qualche modo pieno di altro significato, diciamo così che non escluda l’inadeguatezza dell’essere-umano a percepire il significato dell’essere, e quindi non muti il risultato dell’analisi ontologica, a cui perviene non solo Parmenide ma l’intero complesso dei “più antichi progenitori” di cui dice anche Aristotele,  ma in qualche modo cambi il nostro stato di “dimora” heideggeriana nel mondo dell’essere; 3) Hannah Arendt, nel suo saggio Vita activa, conclude dicendo che “l’azione degli scienziati, poiché agisce nella natura dalla prospettiva dell’universo e non nel tessuto delle relazioni umane, manca del carattere di rivelazione dell’azione come della capacità di produrre vicende e storie, che insieme formano la fonte da cui scaturisce il significato che illumina l’esistenza umana”. Semplicemente, si sbagliava. Ma, per affermare ciò, occorre in qualche modo provarne almeno la possibilità, e quindi convincere di ciò i perplessi, come lei fondamentalmente diceva di essere.
Quindi, fatto salvo il pensiero di Parmenide, cosa e come potrebbe cambiare in qualche modo il significato che illumini la nostra-umana o post-umana esistenza?
Non essendo un fisico, avverto il lettore che proseguirò qui riportando ampi stralci delle conclusioni (per non concludere) del saggio citato di Al-Khalili. A cominciare dall’insegnamento di Plank di cent’anni fa:
Egli iniziò la rivoluzione quantistica ipotizzando che l’energia non fosse infinitamente divisibile, ma fosse invece composta di blocchi irriducibili, quanti di energia, così come la materia è costituita di blocchi fondamentali indivisibili.
Ma, pur dubitando che esista un’unità percettivamente indivisibile di materia ed energia, così che si ritorni alla critica alla particella elementare di Democrito, resta in ipotesi la possibilità che si pervenga in qualche modo, mediante la fisica dei quanti, all’identificazione di “un’unità di spazio e di tempo”, espressione che finisce con l’accomunarci, da misurare in base alla scala di Plank ed è questa scala – scrive l’autore – che si può pensare come una scala di distanze.
E dunque scopo della ricerca della Fisica permane quello (almeno da Democrito in poi e senz’altro a torto di Aristotele e dei filosofi che hanno abbandonato la via tracciata da Parmenide) e questo di definire l’unità di spazio e di tempo, sia che lo spazio e il tempo siano, l’una o l’altra o entrambe, grandezze fisiche realmente esistenti sia che siano grandezze opinabili secondo il modello o schema propri della mente-umana.
E allora le domande sono: 1) sarà possibile costruire un modello o schema di pensiero diverso? La risposta immediata è che non può essere escluso; 2) sarà possibile annullare la misura della distanza dello spazio e del tempo, così che in realtà non esista un’unità distinguibile di spazio e di tempo ma solo l’ipotesi del “continuum” così come formulata, tra tanti altri, anche dallo stesso Parmenide? 3) ma, anche posto che non lo sia, e quindi continuando a pensare in base a un modello o schema divisorio, quale quello delle relazioni fisiche tra “enti” (ciò che è, al plurale sono), la scoperta e l’identificazione di tali unità a cosa potrebbe condurci?
Ma, prima di affrontare quest’interrogativo, è forse bene precisare che, come riportato dall’Autore, uno dei dogmi principali delle teorie di Einstein (è che): lo spazio e il tempo si possono definire solo nei termini delle relazioni tra i diversi eventi (il linguaggio qui ripete ancora una volta la terminologia in uso ai più antichi progenitori di Aristotele, e in particolare di evento o ente che accade da “ciò che” di cui dice Anassimandro, all’inizio della scienza filosofica dei Greci, è l’origine e la trasformazione di tutte le cose). E dunque, posto che sia così, passiamo ora all’ipotesi di una nuova esperienza fisica basata su un nuovo modello o schema scientifico.
Nell’attualità, l’ipotesi senz’altro più ricercata è forse quella della costruzione di un cervello quantistico. I transumanisti, nuovi filosofi dello spazio e del tempo presenti, parlano apertamente di uploading della mente, cioè banalmente della possibilità di trasferire o copiare una mente cosciente da un cervello a un substrato non biologico. Ipotesi, dunque, che non escluderebbe la dimensione di un corpo fisico nello spazio, nel qual caso si tratterebbe per l’appunto di un substrato non biologico. Quanto alla dimensione del tempo, invece, il discorso potrebbe restare qui e per ora in sospeso, ma non nel prosieguo del testo, e si spiegherebbe già a mio modo d’intendere il discorso dell’essere con il fatto che già Esiodo riportava in sintesi il pensiero dei più antichi progenitori in base al quale in principio fu il caos o spazio abissale o nel linguaggio della fisica moderna ciò che chiamiamo ancora oggi Big bang. Crono, riflettevano gli antichissimi, nasce infatti dopo.
E allora, in merito alla riflessione circa il processo di origine della coscienza, ecco in particolare cosa scrive ancora l’Autore:
Secondo Penrose, la sovrapposizione di diversi stati quantistici non collassa a causa dell’atto della misurazione, della presenza di un osservatore cosciente e nemmeno dell’interazione con l’ambiente. Invece, sostiene, il processo avviene anche per un sistema isolato, per mezzo di un processo fisico collegato alla natura dello spaziotempo. Secondo Penrose, la “riduzione oggettiva”, o collasso, della funzione d’onda avviene a causa delle diverse geometrie dello spaziotempo di ogni stato nella sovrapposizione. (Quindi, se una particella è in sovrapposizione in due posizioni diverse, la curvatura dello spaziotempo sarà differente, a seconda di dove è più probabile che si trovi la massa della particella). Una volta che la differenza nelle geometrie arriva a un certo livello critico, come quando la particella risulta in correlazione con l’ambiente, la sovrapposizione diventa instabile e collassa in uno solo degli stati possibili. Naturalmente né Penrose né nessun altro conosce i dettagli di questo meccanismo, perché non abbiamo una teoria quantistica della gravità.
Questa interpretazione è stata applicata da Penrose e Stuart Hameroff per spiegare come si possa “accendere” la coscienza nel cervello. Dovrei prima spiegare che i due ricercatori fanno appello alla meccanica quantistica perché pensano che il modo in cui “pensiamo” sia fondamentalmente diverso dal modo in cui un calcolatore elabora gli algoritmi. Questa “non calcolabilità” del pensiero cosciente, sostengono Penrose e Hameroff, deve affidarsi a qualcosa di diverso della fisica classica, cioè la fisica quantistica. E credono di aver trovato proprio il mezzo biologico che protegge all’interno del cervello la delicata coerenza quantistica dall’ambiente esterno.
Breve inciso di carattere personale: il termine “coerenza” mi riconduce sostanzialmente a una delle fondamentali conclusioni matematiche a cui è pervenuto il matematico austriaco Kurt Godel con i suoi Teoremi dell’indecidibilità.
Ma, proseguiamo con il testo dell’Autore:
I neuroni contengono polimeri cilindrici cavi chiamati “microtubuli”. Questi sono a loro volta costituiti di una singola proteina chiamata “tubulina”, che può essere in sovrapposizione di due forme leggermente diverse. Penrose e Hameroff sostengono che i microtubuli hanno esattamente le proprietà giuste affinchè questa sovrapposizione si mantenga e si espanda alle tubuline circostanti. Così si mantiene una sovrapposizione coerente per un periodo di tempo significativo, il che permette ai processi precoscienti di emergere. Il collasso della sovrapposizione avviene quando si raggiunge la soglia critica di Penrose, e la coscienza si accende. Naturalmente questo processo avverrebbe in continuazione nel cervello. Forse non c’è bisogno di costruire un computer quantistico, dopo tutto: ne portiamo uno a spasso nel cranio tutti i giorni!
Il problema principale per i ricercatori e per tutti i tipi possibili di computer quantistico sarebbe dunque quello d’isolare le sovrapposizioni dall’ambiente circostante.
Ma, prima di concludere (per non concludere) queste brevi annotazioni, direbbe Heidegger che occorra piuttosto un’altra “delucidazione” dell’Autore, a mio parere, che introduce all’idea del meccanismo che sarebbe capace di far funzionare il teletrasporto quantistico e l’effetto sarebbe ciò che noi oggi chiamiamo entanglement quantistico.
A parte i principi, non mi addentrerò oltre nei meccanismi della fisica quantistica, che sostanzialmente, da filosofo, ignoro. Ma, è davvero utile, ribadisco, leggere cosa dice in fine il fisico e divulgatore Jim Al-Khalili:
E’ importante sottolineare che il teletrasporto quantistico non implica una sorta di trasporto istantaneo non locale, perché parte dell’informazione necessaria a ricostruire il sistema quantistico a destinazione dev’essere trasportata con mezzi classici (cioè non più velocemente della luce). Ma l’eleganza di questo metodo (su cui qui io sorvolo) sta nel fatto che il resto dell’informazione, perduta durante la scansione/misurazione (irrimediabilmente, si pensava, a causa del principio di indeterminazione), si può in realtà ricostruire a destinazione, grazie a correlazioni quantistiche non locali di altre particelle(…) Quindi trasferire tutta l’informazione contenuta in una particella quantistica è equivalente a trasferire la particella stessa(…) L’informazione è tutto.
Annulleremmo così le distanze del tempo. Quanto allo spazio, forse, ne dovremmo riparlare. Roby, come ti ho scritto: il futuro è aperto. Anzi, apertissimo.
Ciao, a presto.
Angelo Giubileo

Transumanesimo: Dialogo con Angelo Giubileo. E l’Italia?

Pensa Libero

Il transumanesimo ha avuto una stagione in progress eccellente qualche anno fa con la nascita di due importanti Associazioni regolarmente iscritte all’attuale astronave madre Humanity Plus americana.

di RobyGuerra | 3 dicembre 2018
Il libro recente del giornalista scientifico irlandese M. O’Connel, “Essere  una Macchina”  edito da Adelphi, sigla uno spartiacque  per certo dibattito sul futuro in Italia e per il cosiddetto transumanesimo,  ovvero la futurologia o futurismo radicale attuale. Giubileo in Italia, come simpatizzante  e attivista del movimento (presente in due volumi + 1  in programma nel 2019 per Sovera-Armando,  Futurologia della vita quotidiana- Asino Rosso eBook,  Futurist Renaissance (Hiperion) e Transumanismo della vita quotidiana…) segnala a partire da un certo Parmenide, all’alba dello spirito scientifico…, certa ala filosofica che già amplia l’intrigante ma incompleto  dossier dell’irlandese: il futuro viene da lontano, dall’avvenire al passato come futuro anteriore,  ancorato in libertà a una rigorosa e anche letteraria  etica ed estetica della conoscenza,  la tecnoscienza come abc. Più in generale il cosiddetto transumanesimo è  bordo d’avanguardia della comunità scientifica, non solo  fantascienza utopica, peraltro, come ben disse un pioniere della futurologia,  un certo Robert Jungk,  a metà del secondo novecento, legittima complementarietà, per una nuova scienza sociale eclettica (dall’economia come previsione sociale  alla psicologia della futura vita quotidiana, quindi tra scienze “esatte” e scienze  umanistiche). E in Italia?
Il   transumanesimo  ha  avuto una stagione  in progress eccellente  qualche anno fa con la nascita di due importanti Associazioni  regolarmente iscritte all’attuale astronave madre Humanity Plus americana:  ovvero l’Associazione Italiana Transumanisti Italiana (AIT) di Milano, fondata dai vari Riccardo Campa,  Stefano Vaj, Giulio Prisco e altri, filosofo e sociologo della scienza, futurista e informatico futurologo, rispettivamente) e il Network transumanisti dei vari Estropico, D. DE Biase e  G. Stile). In particolare l’AIT ha curato la rivista Divenire con  importanti volumi a più voci,   5 in tutto coinvolgendo diversi transumanisti internazionali (Max More valga su tutti, quello della Alcor crionica) e  anche noti ricercatori  progressisti quali ad esempio  Pellicani, Schiavone ecc.,  lo stesso  G. Vattimo; e  di carattere strutturale a  Milano un convegno internazionale Transvision 2010,  i leader del movimento presenti,  ancora M. More,  A. de Grey, M. Rothblatt,  N. Vita More,  D. Orban, B.  Goertzel.
Oltre all’ala stessa neofuturista,  A. Saccoccio, V. Conte e chi scrive.
Riguardo il libro di O’ Connell  sopra citato, necessario evidenziare tra i diversi bachi, l’assenza proprio di Riccardo Campa e qundi del transumanesimo italiano, nonostante il ruolo stesso internazionale dei suoi promotori (almeno a suo tempo), di Campa in particolare la ricognizione italiana (in senso anche pubblicistico, “Mutare o Perire”, Sestante ediz.)  più esauriente sulla vera natura scientifica e divulgativa del Transumanesimo.
Ancora pochi anni fa,  proprio i transumanisti italiani hanno dato impulso a una nuova stagione italiana stessa della futurologia e del futuribile, stimolando la nascita e il decollo ad esempio delle navicelle…  oggi più attive e in progress,  l’IFF (Italian Institute for the future) di R. Paura e altri (Napoli) e Space Renaissance di A. Autino e altri,  in questi giorni a Houston  con la Nasa stessa per una importante  iniziativa per le scienze spaziali del nostro tempo.
Va da sé,  il discorso transumanista italiano, anche paradossalmente,  attualmente  pare statico e relegato in dinamiche  relativamente marginale, almeno come Rete in certo senso esaurito.
Nel frattempo sulla scena internazionale da alcuni anni è emersa la figura dell’americano stesso Zoltan Istvan,  promotore di una nuovo transumanesimo, essenzialmente laico, libertario, progressista e anche politico (Istvan  candidato virtuale a Usa 2016 e nel 2018 candidato per la California). Insomma, una svolta per un nascente Science Party  che ha innestato  paradossali conflittualità  nel movimento, ma Istvan ha ragione e  non a caso oggi il transumanista più noto con lo stesso  notissimo  R. Kurzweil  della nasa e di Google (anche proprio Larry Page!). Personalmente l’abbiamo intervistato un paio di volte e  in effetti  da qualche tempo stiamo esplorando anche con altri (il giornalista-filosofo stesso Giubileo, l’italo francese  I. Bruno e M. Ganzaroli, scrittore,  il metateista D. Foschi,  lo scrittore e intellettuale P. Bruni del Mibact stesso, ecc.) una nuova sonda transumanista futurista italiana (culminata con i libri di cui sopra,  una partner ship mediatica proprio con Space Renaissance per il recente ancora Convegno di Bologna, Officine Orbitali…) che segnala  il transumanesimo  non solo come previsione remota anche del futuro, ma come futuro presente e quotidiano,  nella sua ormai dimensione vivente quindi  prossima per forza anche alla letteratura “scientifica” e a certa postfilosofia:  il postumano come umanesimo scientifico.  Per correggere la percezione stessa del transumanesimo in generale,  nient’altro che un’ala stessa dell’umanesimo scientifico contemporaneo.
E  nello specifico la nostra giovane sonda, molto post internet e minimalista,  direttamente prossima alla svolta politico sociale innestata da Zoltan Istvan, in sé ovviamente allo stato attuale metapolitica,  da un lato e  anche al progressismo stesso sempre esplorato dallo stesso italiano R. Campa (si veda un suo libro ancora recente significativo “La Società degli Automi”).
Se si vuole per quel che riguarda quel che ci piace chiamare Italian Transhumanist, per certa sua anche peculiarità letteraria e filosofica,  semplici input,  ma la rotta  dovrebbe essere condivisa , vista la crisi anche in Italia del progressismo.  Davvero impossibile nel futuro prossimo, con la comunità scientifica italiana in primo piano nell’agorà politico un Partito della Scienza? Ci sembra anche una logica direzione della nuova futurologia italiana se mira  a un pragmatismo concreto oltre le attuali dinamiche essenzialmente sia accademiche che movimentiste intellettuali.
La fine ormai conclamata e anche da tempo del novecento italiano progressista, vero laico e tecnoscientifico e neoumanista  necessita di  “salti quantici” politico sociali di cui le avanguardie futuriste in senso futurologico possono essere la matrice ex  novo:  per –  in pratica-  soprattutto scienziati  in senso lato anche culturale- come nuova tipologia del tipo stesso politico.
Scienza o Barbarie?

Roberto Guerra
Info   R. Guerra  personal blog
intervista a Zoltan Istvan  hplus magazine,  italian transhumanist blasting news
Transvision 2010    su  Riccardo Campa  Mutare o Perire
*Angelo Giubileo  L’essere e il nulla nel’età della  tecnica (La Carmelina ediz.)  intervista;  sul transumanesimo e   la filosofia  (Pensa Libero)

Transumanesimo: Zoltan Istvan segnala Asino Rosso dagli Usa

by Zoltan Istvan...  Asino Rosso

 

Nel suo personal blog su GOODREADS (Usa) il celebre  futurologo e  transumanista Zoltan Istvan ha segnalato, vdei links,  il  netquotidiano italiano  e da Ferrara, .... Asino Rosso....

lunedì 22 ottobre 2018

Futurismo: il postcyberpunk Roby Guerra segnalato su Il Giornale....



"Su IlGiornaleOFF recensisco l'ultimo discusso volume neofuturista di Roby Guerra, dedicato al populismo e a una lettura postmoderna della politica contemporanea (2018, Asino Rosso FERRARA ) ....
*LUCA SINISCALCO

*POPULIST REVOLUTION   di  Benito Guerrazzi



lunedì 8 ottobre 2018

Space Renaissance, Radio Popolare- Audio (5-5-2018), Convegno Officine Orbitali (18-19/5/'18)

https://www.radiopopolare.it/2018/05/pensare-di-vivere-e-lavorare-nello-spazio/#_=_



giovedì 27 settembre 2018

2° Congresso Space Renaissance Italia, Bologna 18-19 maggio 2018 (a cura di Space Renaissance e A. Autino) live set di Roby Guerra "Life on the Sun? (Poesie ...

 https://www.facebook.com/SpaceRenaissanceItalia/posts/10155763378733513

 https://m.youtube.com/watch?v=M61LaywuqcY&feature=share


venerdì 21 settembre 2018

Roby Guerra prefazioni e bonus inedito libri di Marinetti (Tiemme eBook, ristampe digitali)

  1. Marinetti- La Cucina Futurista: Divagazioni Gastromarinettiane


Ultima delle «grandi battaglie artistiche e politiche spesso consacrate col sangue» di Marinetti & C., la cucina futurista, considerata come la lotta contro l'«alimento amidaceo» (cioè la pastasciutta), colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori «fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo», prende le mosse da una cena al ristorante milanese "Penna d'oca" (15 novembre 1930). Al termine, Marinetti preannuncia il Manifesto della Cucina Futurista, che sarà pubblicato su "Comoedia" il 20 gennaio del 1931. In questa edizione il testo è seguito da "Divagazioni Gastromarinettiane", un ironico e futurculinario intervento di Roberto Guerra.

https://www.amazon.it/cucina-futurista-Divagazioni-Gastromarinettiane-ebook/dp/B075HPFKT7/ref=sr_1_2?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1535202209&sr=1-2&keywords=la+cucina+futurista+tiemme


2. Marinetti: Manifesti Futuristi (1909-1941)


Trenta "spregiudicate provocazioni" culturali! In questa antologia sono raccolti i Manifesti Futuristi scritti da Filippo Tommaso Marinetti (talvolta in collaborazione con altri) pubblicati fra il 1909 e il 1941. Dall'iniziale celeberrimo Manifesto del Futurismodel 1909 al Manifesto tecnico della Letteratura Futurista del 1912, dalle Parole in libertàdel 1913 al Teatro Futurista Sintetico del 1915, dalla Cinematografia Futurista al Manifesto della Aeropittura e così via… leggere per credere. In apertura una preziosa Prefazione del neofuturista Roberto Guerra.

https://www.amazon.it/dp/B078GTQFLD/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1513611300&sr=1-1&keywords=manifesti+futuristi



venerdì 24 agosto 2018

Manifesti Futuristi (Tiemme edizioni eBook)



Trenta “spregiudicate provocazioni” culturali! In questa antologia sono raccolti i Manifesti Futuristi scritti da Filippo Tommaso Marinetti (talvolta in collaborazione con altri) pubblicati fra il 1909 e il 1941. Dall’iniziale celeberrimo Manifesto del Futurismo del 1909 al Manifesto tecnico della Letteratura Futurista del 1912, dalle Parole in libertà del 1913 al Teatro Futurista Sintetico del 1915, dalla Cinematografia Futurista al Manifesto della Aeropittura e così via… leggere per credere. In apertura una preziosa Prefazione del neofuturista Roberto Guerra.

Manifesti Futuristi (1909-1941)

domenica 5 agosto 2018

Ferrara Italia, la scrittura poetica negli anni 70-80....


*nell'articolo diverse citazioni e segnalazioni del  giovane R. Guerra

Ferrara Italia

di Laura Fogagnolo e Pier Luigi Guerrini
“Uno scrittore dovrebbe vivere in provincia, dicevamo: e non solo perché qui è più facile lavorare, perché c’è più calma e più tempo, ma anche perché la provincia è un campo di osservazione di prim’ordine. I fenomeni sociali, umani e di costume, che altrove sono dispersi, lontani, spesso alterati, indecifrabili, qui li hai sottomano, compatti, vicini, esatti, reali.” (L. Bianciardi, Il lavoro culturale, Ed Feltrinelli, 1974, p. 19)
Senza l’ambizione dell’esaustività, queste righe vogliono tentare una raccolta di autori e produzioni uscite negli anni settanta e ottanta nella provincia di Ferrara. Per scelta dei redattori di queste note, non si sono presi in considerazione gli autori dialettali. Nessuna spocchia intellettualistica ma solo una delimitazione del campo e degli autori.
A nostro giudizio, Lamberto Donegà è sicuramente un poeta che nasce artisticamente in questo periodo. Ad una prima ‘Domanda-confronto generazionale’, libro datato 1970, ne segue sei anni dopo ‘Il sollievo del sole’ in cui richiami/ricami bassaniani s’inseguono per tutta l’opera. Nel 1978 esce una piccola collettanea di poeti ferraresi di nascita o d’acquisizione. ‘Biottica delle parole superstiti‘, questo era il titolo, nelle intenzioni degli ideatori doveva essere una rivista di poesia e critica letteraria ma, come spesso accade e non solo nelle situazioni di provincia, si fermò al primo numero. Al suo interno, oltre a Donegà, c’erano tra gli altri Alberto Poggi e Pier Luigi Guerrini che idearono la rivista ‘Po/etica/mente‘, come testimonia un ciclostilato di due pagine con cenni poetici “mescolati” a spunti progettuali. Poi, il percorso di questa rivista prese una strada differente. 

Poeticamente‘ si ricompose in un’unica parola e la redazione di fondazione (1980), sotto la direzione responsabile di Donegà, vide la presenza di Emanuela Calura, Pier Luigi Guerrini e Roberto Guerra. La rivista venne diffusa in una rete di piccole librerie militanti dell’area della nuova sinistra e, dopo alcuni numeri in cui si pubblicavano diversi interventi in prosa o in poesia di vari autori, si scelse la strada dei numeri monografici. Ne ricordiamo tra gli altri: Selim Tietto, Alberto Bertoni, Carlo Villa, Roberto Guerra, Claudio Strano, Marco Chinarelli. ‘Poeticamente’ manterrà al proprio interno una vivacità intellettuale attraverso uno stretto legame con riviste pubblicate negli anni ottanta: i riferimenti saranno Anterem e Niebo.
Il poeta ferrarese Roberto Guerra inizia le sue prove poetiche alla fine degli anni settanta, partecipando alla redazione della rivista Poeticamente. Negli anni ottanta, ha partecipato (con Franco Ferioli), con Fiori della Scienza alla rassegna video U-Tape 1985, a cura del Centro Video Arte di Ferrara. Ha collaborato (anni ottanta e novanta) con il periodico Futurismo Oggi (a cura di Enzo Benedetto, Roma). La sua attività poetica e di produzione è tutt’ora molto fertile. E’ coordinatore del Llf, Laboratorio Letteratura Futurista (Ait).
Pier Luigi Guerrini, dopo la pubblicazione per le edizioni Ottantagiorni del libro di poesie ‘Il fenomeno scomposto’ (1984) e nell’antologia ‘Trame della parola’ (1985), Ed. Tracce a cura di Antonio Spagnuolo, ha lasciato segni di stampa collegati da vicino ai percorsi lavorativi intrapresi, mentre la produzione poetica è riemersa con decisione solamente dal 2010 in avanti.
Roberto Pazzi, scrittore e poeta di fama internazionale tutt’ora attivo e scrittore di romanzi che hanno incontrato i favori del pubblico, ha pubblicato le raccolte poetiche ‘L’esperienza anteriore’ (1973), Ed. I Dispari; ‘Versi occidentali’ (1976), Ed. Rebellato; ‘Il re, le parole’ (1980), Ed. Lacaita; ‘Calma di vento’ (1987), Garzanti Editore.
Verso la fine degli anni settanta, nasce la Coop. Charlie Chaplin che tenta senza successo di introdursi nel mercato editoriale con tre produzioni: il primo romanzo di Stefano Tassinari ‘Riflessi di ruggine’, una raccolta di poesie dialettali ‘Poesii fraresi’ e un’antologia sul cinema e la letteratura della science fiction curata da Alberto Poggi, a corollario di un convegno organizzato a Ferrara. Sotto la spinta determinante di Stefano Tassinari, nacque in quegli anni il mensile ‘Luci della città‘ che si rivelò anche un luogo di produzione e contaminazione poetica, letteraria e politica.

Qualche anno prima, era approdato in edicola ‘Porto Ferrara‘ (si rinvia agli articoli ‘Porto Ferrara: una sinistra plurale col desiderio di capire’ e ‘Porto Ferrara, una rivista non provinciale’ per un approfondimento a due voci) che aveva tra i redattori e collaboratori diverse persone che, poi, intrapresero l’avventura di ‘Luci della città’.
Di Gianni Goberti ricordiamo l’ottima prova poetica di ‘Logica del caos’ (1979), Forum/Quinta generazione e ‘A due passi da Itaca’ (1983), Casa Editrice Alba.
Uno “spazio” importante va dedicato alla poesia visiva (dal medium libro cartaceo al medium quadro più parola): Michele Perfetti, Maurizio Camerani, Enzo Minarelli, Lola Bonora, Romolina Trentini, Federica Manfredini, Luciana Arbizzani, sono alcuni dei protagonisti di questo ambito. Luciana Arbizzani è autrice, per le Edizioni Rebellato, di ‘In parti uguali’ – 1972 e ‘Argille d’esistenza’ – 1975, poi, entrando sempre più in affascinanti percorsi di contaminazioni sperimentali, ha pubblicato ‘Che la goccia sia sferica’ – 1979, Ed. Geiger e ‘Transuraniche’ – 1981, Ed. TamTam, rivista di poesia totale di livello internazionale dove ha fatto parte della redazione. In quegli anni, a Ferrara la Sala Polivalente del Palazzo Massari fu un centro molto attivo ed importante di performances audiovisuali e di readings di poesia con presenze di livello internazionale.
Anche la Stanza di San Giorgio, ebbe importanti momenti dedicati alla poesia visiva da parte degli autori succitati. Ricordiamo, di quegli anni ottanta, la performance in progress curata da Sergio Altafini in cui Federica Manfredini, presentò esperimenti di rara comunicazione, parole libere, riflesso della migliore neoavanguardia filtrata da un lirismo visivo-orale pieno di femminilità/femminismo con anti-rime molto divertenti usando parole e lingue differenti. Poeta impegnata dagli anni ottanta in una progressiva costante ricerca di “aggregazione-disgregazione” della parola, per ricreare realtà diverse nella scrittura, nella poesia visuale e nella poesia sonora.

La Manfredini fu protagonista anche in numerose pubblicazioni, ad esempio ‘Dif-frazioni’ (dismisura testi, 1985), oppure i suoi interventi per la rivista trimestrale Edigraf, 1985, 1989, ecc. diretta da Carla Bertola e Alberto Vitacchio, fino alla sua prematura scomparsa nel 1997. Numerose le performance in varie sedi, dall’inizio degli anni ottanta.
Significativamente ogni sua mostra o installazione era completata dall’esecuzione di una performance. Vengono segnalate: all’Arte Studio di Ponte Nossa nell’84, a Bondeno, a Ferrara in varie occasioni, all’Emporium Arte Contemporanea ad Ivrea ’87. Ha partecipato a ‘Rendez-Vous’ a Villorba ’89, alla Galleria delle Donne di Torino ha esposto ed eseguito performance nel 1988.
Con ‘Ipotesi per un teatro di poesia’, ha iniziato negli anni settanta una lunga produzione Ines Cavicchioli, Dirigente Scolastica, regista e attrice di teatro, scrittrice e scultrice. Negli anni ottanta, la Cavicchioli ha pubblicato ‘Parole in nero’ (1981), ‘Poesia e immagine’ (1983), ‘I messaggeri dell’inquietudine’ (1984), ‘Prove di recitazione’ (1989). Altro poeta ferrarese, che negli anni ottanta ha fatto parte dell’avanguardia poetica della poesia concreta che s’ispirava ad Adriano Spatola, è Sergio Gnudi che ha ripreso a produrre nel nuovo millennio, dopo una pausa di una ventina d’anni. I volumi pubblicati nel periodo da noi preso in esame sono: ‘Tra due fuochi’, ‘Scorie padane’ e ‘Iperbolia’.

Pensa Libero L'ultimo futurista estremo, recensione/intervista


di Angelo Giubileo  Pensa Libero

Tiemme digitali (specializzata in classici) ha prodotto questa estate una raccolta selezionata di interviste (1985-2017) al ferrarese Roberto Guerra, definito “l’ultimo futurista estremo”. Alcune interviste risalenti ai lontani anni ’80 e ’90 sono tratte proprio dalla stampa ferrarese del Resto del Carlino, l’Unità e altre testate.

Trattasi quasi di un bilancio relativo alla produzione di Guerra, autore di diversi libri per Armando editore di Roma e riviste nazionali quali Divenire di Milano, da anni collaboratore di diversi gruppi futuribili quali l’Associazione Italiana Transumanisti di Milano, Space Renaissance di Genova e Netfuturismo di Roma.

Così nella prefazione, un altro ferrarese Riccardo Roversi, editore, scrittore e giornalista presenta l’ebook: “Fin dal suo esordio letterario, ben oltre trent’anni fa, Roberto Guerra ha rivendicato la sua formazione futurista e la propria arte neofuturista e avanguardistica. Ma questo libro non accoglie sue opere significative o esemplari (forse l’autore nemmeno l’avrebbe consentito), piuttosto antologizza una selezione di interviste – mai edite prima in volume – che giornalisti, intellettuali e scrittori gli hanno sottoposto nel corso del tempo e alle quali Guerra non si è sottratto ma anzi ha accolto di buon grado approvandone la “creativa” impostazione critica…”.

Personalmente, segnalo un brano dell’ultima intervista del 2018 – tratta dal 2° capitolo avente a oggetto il 2° congresso di Space Renaissance Italia. Officine orbitali …, svoltosi a Bologna il 18 e 19 maggio di quest’anno – dal titolo L’ultimo volo del poeta futurista: Space Renaissance ad opera dello stesso Riccardo Roversi.



Roby Guerra, nel maggio scorso a Bologna, presso l’Inaf, per il Convegno di Space Renaissance “Officine Obitali …”, nuovamente live, una rarità nelle ultime tue stagioni, uno zoom … via Satellite?

Sì, un grande onore alla Star Trek o come un viaggio alla Time Machine, penso al mio vertice. In mezzo a esperti noti di astronautica e aerospaziali, eravamo appena in 3 (in certo senso) extraspaziali, artisti. Per un enteglement – poi – molto personal ho deciso (come in effetti anche richiesto) di andare live per l’ultima volta “celeste”, rilanciando certa poetica dello Spazio di Bowiana memoria che mi ha sempre ispirato fin da bambino (robot!). Per ‘Life on the Sun? Poesie spaziali per David Bowie. (Live Set + video)’



Alla fine, quindi, il tuo ultimo futurismo è sbarcato nello Spazio?

Marinetti parlava di “Conquista delle Stelle”, David Bowie di Vita su qualche esopianeta (Marte come simbolo). Per il pensiero comune sembra ancora fantascienza o utopia: invece, proprio questo Convegno dedicato alla Nuova Era Spaziale, quella di un certo Elon Musk per intenderci e altri (lo stesso geniale fondatore di Space Renaissance, Adriano Autino), focalizzato sul nascente turismo spaziale civile, semplicemente anticipa futuri sorprendenti e rivoluzionari.



Info

Space Renaissance Italia Congresso



https://www.ibs.it/ultimo-futurista-estremo-ebook-roberto-guerra/e/9788828349082?inventoryId=113360358#

Book Trailer https://youtu.be/vQAsGJZ_9-A