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venerdì 16 dicembre 2011

Nuovi Futuristi.... recensione di Antonio Saccoccio

domenica, 04 dicembre 2011
Inesauribile. L’operazione di Roberto Guerra in favore del Futurismo contemporaneo è letteralmente inesauribile. Un diluvio. Uno tsunami. Un’esplosione nucleare.
Da quando si è affacciato sul web, ormai diversi anni fa, Guerra si è dato da fare in ogni modo per riallacciare tutte le possibili variabili futuriste presenti in Italia (e non solo). Generosissima la sua operazione a tappeto, come solo i veri futuristi sanno fare: alla ricerca di ogni possibile talento da arruolare nelle truppe anti-passatiste.
L’ultimo suo libro, “Nuovi futuristi nuovi umanisti” (Este Edition), Manifesti e Poesie, è una consistente ricognizione storico-critica, ma al tempo stesso è anche, come sempre gli capita, una visione del passato-presente-futuro del Futurismo e dei Futurismi. C’è poi tanta scrittura futurista, di quella scrittura che, da futurista, non posso che apprezzare, perchè è capace di uscir fuori anche involontaria nel bel mezzo di un resoconto o di un testo saggistico. È la grande eredità dei manifesti futuristi marinettiani, che ancora si fa sentire in Guerra. Prendiamo questo passo in cui si scaglia contro certo ecologismo reazionario postmoderno, quasi in un remix Nietzsche-Marinetti:
“Tutti gli scimpanzè politici ruffianano tutti i nuovi guru pseudoecologici - la personalità è, infatti, simile, pseudoecologisti e scimpanzè politici odiano entrambi la scienza ed il futuro, i primi perché nell’era della scienza sono già anacronismi viventi, i secondi sfruttano la vera ecologia come alibi per le loro personalità fossili, destinati all’estinzione, mossi solo dal risentimento tipico delle personalità gregarie”.

Ma torniamo ora al diluvio. Il diluvio è spesso di idee, ma è anche diluvio di nomi. E qui Guerra dimostra di padroneggiare testi e opere di un’infinità di artisti, scrittori, intellettuali, filosofi, musicisti, performer, psicologi. Certo, a volte si può restare spiazzati da accostamenti inediti, a tratti paradossali. Ma non è forse sempre stata questa l’anima dei futuristi? È sempre il Marinetti delle “vecchie idee a braccetto da separare”, delle “idee-muri da sfondare” che torna prepotentemente. Magari qui si mettono a braccetto non idee, ma nomi dissonanti. Neppure al sottoscritto alcuni accostamenti convincono fino in fondo. Ma in questa palude tardomoderna che è il postmoderno, è sempre preferibile il coraggio di un accostamento nuovo che mille correttissime e noiosissime riproposizioni del già detto.

Per inciso, nel testo vengo anche menzionato, assieme a Gianluigi Giorgetti, Klaus-Peter Schneegass, Stefano Balice e Marco Raimondo, tra i membri del Net.Futurismo (movimento che Roberto Guerra frequenta da tempo), riconoscendo loro l’interpretazione più estrema e radicale dei postulati futuristi (eguagliata soltanto, e su altri versanti, da quella transumanista). In particolare Guerra cita il dialogo, partito proprio da alcune frange del net.futurismo, tra anarchici e futuristi, riprendendo anche qui analogo tentativo cominciato già ai tempi del futurismo storico.

“ANARCHIST FUTURISM si aggiunge alla specifica rete netfuturista, sito e una decina di blog tutti interconnessi, segnala ed evidenzia, una volta per tutte, l’essenza rivoluzionaria, persino tecnoanarchica, progressista, libertaria e radicale, sia storica sia contemporanea del futurismo, oggi in quello contemporaneo alla luce del Sole, confutando definitivamente certa vulgata ideologica”

Tra le altre cose ultimamente Guerra sembra decisamente posizionato al fianco di questa ala del futurismo tecnoanarchico. Questo è Roberto Guerra. Sempre sul promontorio estremo dei secoli.

Antonio Saccoccio

Nuovi Futuristi.. recensione di Giovanni Tuzet by Argo rivista


ARGO RIVISTA D'ESPLORAZIONE 11/2011



Roby Guerra, Nuovi Futuristi-Nuovi Umanisti, collaudo di Graziano Cecchini,
Este Edition (collana Liber-eBook), 2011

L’irriducibile Roby Guerra torna a pubblicare un volume sul futurismo. Lo scrittore ferrarese ha ripubblicato le sue Opere futuriste complete 1983-2000 (Nomade Psichico, Mantova 2000, ristampa febbraio 2011) e a poca distanza (luglio 2011) realizza in digitale questo volume di ricognizione poetico-saggistica (con manifesti e poesie inedite). I due libri sintetizzano una quasi trentennale attività di scrittore e divulgatore, sempre attento alle innovazioni tecnologiche e sempre innamorato del futurismo.
Il punto è: cosa fare del futurismo oggi? Si è da poco consumato il centenario del Manifesto futurista. Si continuano a pubblicare gli scritti di Marinetti, Soffici, Govoni, Palazzeschi ecc.

Si continua a riflettere sull’eredità del futurismo. E si visitano i musei che ne testimoniano, cristallizzata, l’azione dirompente. (Proprio da poco ho visto il “Museo del Novecento” a Milano, uno spazio espositivo molto bello in cui la forza delle opere futuriste mi è sembrata ancora enorme rispetto ai pasticci dell’arte informale e alle varie mode, più o meno onanistiche, che hanno esaurito la seconda metà del Novecento).

Allora il punto è proprio questo: cosa fare del futurismo oggi, quando si è ormai compiuto il processo di imbalsamazione museale di un movimento che si avventava contro i musei e l’accademismo? Per chi ama il futurismo, celebrandolo il rischio è di fare qualcosa che ha ben poco di futurista.
Il lavoro di Guerra ha il pregio di metterci davanti a questa domanda. E l’altro pregio di compiere una ricognizione sull’eredità futurista, mostrando quali correnti genericamente “neofuturiste” si possono distinguere nel panorama contemporaneo. In questo senso il doppiotitolo del libro (Nuovi Futuristi ma anche Nuovi Umanisti) è molto indicativo: si tratta di capire cosa viene dopo il futurismo e ne applica la lezione a un mondo già abissalmente diverso da quello rappresentato da Marinetti & C. un secolo fa. Il volume è una vera mitraglia di nomi e di fatti. (Oltre a contenere alcuni interventi di taglio politico – come già accadeva in Marinetti – fra cui si inneggia infine a un futurismo di sinistra).
Così anche il sottoscritto ha l’onore di essere arruolato fra queste nuove correnti, all’insegna del “Futurismo logico” che ho cercato di teorizzare nel mio A regola d’arte (Este Edition, Ferrara 2007) e di praticare nella mia trilogia poetica 365 (i primi due volumi con Liberty House di Ferrara nel 1999 e 2000, il terzo con Raffaelli di Rimini nel 2010).
Tutto bene dunque? Per chi, come il sottoscritto, ama l’analisi oltre alla sintesi, il limite del lavoro di Guerra è quello di non puntare abbastanza sulle differenze. Differenze di due tipi: qualitative e di stile. Partendo dalle prime, non tutti gli autori menzionati in Nuovi Futuristi-Nuovi Umanisti hanno una produzione artistica dello stesso livello ed è comprensibile che Guerra non voglia mettersi a fare il critico che sbadiglia giudizi (non è nella sua natura); con ciò rimane inevasa una domanda seria: quali fra gli autori menzionati sono più interessanti a livello di opere più che di intenti? Sulle seconde differenze, di stile, dico invece che il libro di Guerra mi sembra troppo ecumenico: troppi nomi sono arruolati nell’esercito neofuturista, troppo diversi i loro profili, troppo lontani i loro orizzonti. Cosa c’entra l’umanista Vittorio Sgarbi con il transumanista Riccardo Campa, per esempio? Cosa c’entra il filosofo Gianni Vattimo con il performer Graziano Cecchini? Cosa c’entra la prosa di Antonio Pennacchi con la poesia di Paolo Ruffilli o dello stesso Guerra? O magari mi sbaglio, ci sono molte affinità che non afferro e che superano le differenze, come Guerra sostiene. Certa è una cosa: la matrice del futurismo è ancora attiva e Roby Guerra è il suo clone e agitatore numero uno.

Giovanni Tuzet